Ci sono cantieri che non hanno timore a mettere alla frusta le loro imbarcazioni, di darle in pasto a noi giornalisti per poi, senza p
Ma in casa Rio Yachts non ci sono stati dubbi quando abbiamo chiesto di poter testare il Paranà 38, un open dalle soluzioni innovative che ci incuriosiva parecchio e così, quando ci è stato riferito che il neo armatore avrebbe voluto trasferire l’imbarcazione in Sardegna, non abbiamo perso l’occasione e ci siamo saltati a bordo.
Rio Yachts non ha certo bisogno di presentazioni, la famiglia Scarani produce ottime barche dal 1961 e noi di Tuttobarche ne avevamo già parlato, in dettaglio, poco tempo fà. Vale però la pena di spendere qualche parola sulla loro modalità di consegna che abbiamo avuto modo di vedere in prima persona.
Stando a due passi dal lago di Garda vien facile al cantiere fare un primo varo in quelle splendide acque per verificare che tutto sia a posto e, cosa molto intelligente, erogare al fortunato armatore la prima formazione all’utilizzo dello yacht. Il cantiere successivamente trasporta l’imbarcazione nella località che l’armatore ha scelto per il varo, nel nostro caso al Marina di Varazze, in liguria.
Qui la barca viene ricontrollata da cima a fondo dal collaudatore del cantiere, Claudio Torri, un tecnico molto competente che abbiamo avuto la fortuna di avere come compagno di viaggio nella nostra prova. Claudio conosce queste imbarcazioni nel più piccolo dettaglio, sarà proprio lui a controllarle ed a spiegarle all’armatore e, nel nostro caso, a raccontarcene le peculiarità.
Il processo di consegna di questi yachts è sinonimo di grande attenzione al cliente e dimostra la qualità con la quale questi yachts vengono costruiti ma, daltronde, non poteva essere diverso con un marchio di questa levatura.
La barca in prova montava due Volvo Penta D4 300 da 3,7 litri a 4 cilindri che abbiamo trovato entusiasmanti. Totalmente privi di vibrazioni sono dotati di una coppia consistente fin dai bassi regimi e ci hanno consentito, durante la prova, consumi molto bassi, nonostante la velocità di crociera fosse molto alta. A nostro parere il cantiere ha scelto un’abbinamento perfetto, in grado di valorizzare al massimo le caratteristiche marine di questo scafo.
A poppavia troviamo un grande divano che che, grazie al tavolo a scomparsa elettrico (si abbassa fino a scomparire diventando parte integrante del pozzetto), consente a 4/5 persone di mangiare comodamente. Lo stesso tavolo in posizione intermedia trasforma il divano in un secondo e grandissimo prendisole di poppa.
Dietro la postazione di guida troviamo il mobile bar/cucina che, dotato di un secondo frigo, è posizionato nellaposizione ideale per servire gli ospiti a bordo. La plancia di poppa è molto grande e consente sia di ormeggiare facilmente che di godersi i giochi d’acqua. All’occorenza può ospitare senza problemi un tender o una moto d’acqua.
Tutta l’area è coperta fino a poppa ed è veramente fresca quando siamo all’ancora anche se il vero tocco da maestro di quest’area è il “soft top” ovvero il pratico tetto apribile che consente di variare l’ambiente in funzione della sua apertura o chiusura. Sarà quindi possibile cenare la sera al fresco o ripararsi dal sole chiudendolo nella misura più congeniale. In navigazione poi è davvero bello tenerlo aperto e godersi il fresco.
A prua troviamo infine un generoso prendisole che, dotato di portabicchieri, crea un area prendisole/relax di dimensioni importanti specialmente se rapportata alla taglia dell’imbarcazione.
L’unica cosa che ci è piaciuta poco di quest’area sono le chiusure “camper” laterali, posizionate a chudere i rettangoli superiori del roll bar e sicuramente utili in caso di pioggia, sono però esteticamente bruttine.
Scendendo per la scala che porta al ponte inferiore si arriva nella dinette che, a sinistra, presenta una pratica e graziosa cucina lineare completa di lavello e di fuochi ad induzione. Dotata di una notevole capacità di stivaggio, ha un piano di lavoro di dimensioni sufficenti ed una coppia di pensili realizzati sfruttando ogni millimetro dello spazio a disposizione.
A dritta, nei pressi della scala, troviamo il quadro elettrico, completo di tutto quello che serve è protetto da un cristallo fumè che, una volta abbassato forma un pratico piano d’appoggio. Il divano delle dinette, finemente realizzato, è enorme e consente a 5/6 persone di cenare al coperto nelle serate più fredde. Date le dimensioni, lo stesso è anche disponibile nella versione
La cabina armatoriale è posta a prua, dotata di letto centrale dispone di un materasso che misura 192 cm di lunghezza per 150 cm di larghezza. l’altezza interna è sempre superiore ai 190 cm e l’aria sopra il materasso è sopra la media. La VIP è posta a poppa e, di fatto, è un vero e proprio appartamento, separato e dotato di disimpegno e bagno privato. Se fossi l’armatore sceglierei questa come cabina. Il letto è molto grande, 196 x 155 cm. L’aria sopra il materasso, per ovvi motivi, in questo punto è più bassa ma sempre sufficiente, chi vi scrive infatti ha infatti scelto proprio questo ambiente per la notte.
Due i bagni che, dotati di sanitari di misura XXL, sono spaziosi e ben rifiniti. Il bagno più grande dispone di doccia, separato con un cristallo dal resto del bagno, consente di non dover asciugare tutto l’ambiente dopo aver fatto la doccia, soluzione molto intelligente.
Adesso però vediamo come si è comportata quasta barca in mare.
Due traversate impegnative quindi, in mare aperto, che ci consentono di mettere alla frusta il Paranà 38 e di verificarne così le doti in modo molto accurato, detto questo passiamo ora ai fatti.
Sono le 8.00 del mattino quando molliamo gli ormeggi dal Marina di Varazze e mettiamo la prua fuori dalla diga foranea. Siamo a bordo in 3, abbiamo il pieno di gasolio, il pieno d’acqua e cento miglia da fare e così, prua per 144°, con i motori che borbottano al minimo, inizia la nostra prova.
A bordo con noi ci sono, come abbiamo già detto, il Collaudatore del cantiere, Claudio Torri ed il Direttore Commerciale Internazionale Massimo Jannone, al quale chiediamo di presentare l’imbarcazione in diretta video, mentre noi documentiamo e verifichiamo il tutto.
Innestiamo il pilota automatico, lasciamo i flap a zero e regoliamo i giri del motore a 3.000 evoluzioni al minuto. A questo regime stiamo facendo 29 nodi navigando sui binari e consumando complessivamente 80 lt/h, equivalenti a 2,75 lt/miglio, davvero poco per questa velelocità e per le 8,5 tonnellate a pieno carico che stiamo spostando.
La navigazione procede tranquilla, il mare è poco mosso/quasi calmo. La carena ed i motori ci regalano un’ottimo comfort mentre, imperterriti, continuiamo la nostra traversata senza mai scendere sotto i 29 nodi. I motori sono a proprio agio a questo regime, le temperature ed i consumi rimangono sempre costanti.
Chiacchierando sereni arriviamo ad una decina di miglia da Capraia in un baleno, in meno di tre ore di navigazione. Ma è arrivato il momento di prendere i comandi e di verificare in prima persona come si comporta questa barca.
Da fermi provo la massima accellerazione, porto avanti le manette ed il motore scatena i suoi cavalli, in 7 secondi la barca entra in planata e in 18 secondi siamo alla massima velocità, 36,6 nodi a 3500 giri. La facilità con cui il motore prende i giri ed il fatto che siamo ancora quasi a pieno carico mi fa piacere parecchio questo yacht dove, accellerando da 26/27 nodi, si sente ancora una bella spinta.
Provo un paio di virate, prima larghe poi più strette e, immediatamente, il sorriso mi compare sulle labbra, qui c’è da divertirsi e parecchio anche … La barca piega e si stabilizza e a nulla portano i miei tentativi di farla “scodare” rallentando ed accellerando in piena virata.
Visto che di onde non ce ne sono, porto a chiusura un paio di virate strette fino a raggiungere ed attraversare la nostra stessa scia, la barca è morbida nel passaggio, non sbatte e procede imperterrita sulla sua rotta, questa carena non è affatto male.
E così, dopo un quarto d’ora di evoluzioni, mio malgrado, cedo la ruota al comandante che si rimette in rotta. Riesco però a convincerlo a fare una deviazione prima di entrare in porto, Cala del Ceppo è uno dei miei ancoraggi preferiti e le foto che seguono dimostrano inequivocabilmente il perchè.
Il primo bagno in mare di stagione santifica un’ottima navigazione, poi il dovere ci chiama, aliamo l’ancora e ci dirigiamo in porto dove, aiutati dall’ottima elica di prua, accostiamo al distributore e rifacciamo il pieno. Abbiamo percorso 112 miglia (rotta + evoluzioni + sosta in rada) con 305 litri di carburante per un consumo medio pari a 2,73 lt/miglio.
Gli strumenti elettronici non ce ne vogliano ma questo sistema è il più preciso e sicuro del mondo e quando ne abbiamo la possibilità lo usiamo volentieri.
Ormeggiamo e ci godiamo un pisolino all’ombra del soft top, poi il resto della giornata scorre tranquillo in questo angolo di paradiso. Ceniamo e poi andiamo a nanna, ognuno di noi sceglie la cabina che preferisce, io prendo al volo quella degli ospiti che praticamente è un appartamento privato, mi adagio nell’enorme letto e cado istantaneamente nelle braccia di morfeo, negli occhi ancora i colori e le emozioni di questa splendida giornata.
Giusto il tempo per un caffè veloce (che ci rimette al mondo) nel primo bar aperto in Capraia e poi, alle 7,12 molliamo gli ormeggi ed usciamo dal porto in una mattina che sembra un dipinto.
Nuovamente ci mettiamo in rotta a 3.000 giri, a poco meno di 28 nodi (scendendo a sud da Capraia si incontra spesso una corrente contraria di quasi un nodo) ed innestiamo il pilota automatico. La barca macina miglia con la stessa facilità del giorno precedente. Dopo una cinquantina di miglia lo stato del mare cambia leggermente e diventa poco mosso, la carena del Paranà però non se ne preoccupa più di tanto e continua ad essere leggera.
Nei pressi di San Cipriano, poco prima dell’ingresso al golfo di Porto Vecchio, la solita termica che risale dalle bocche ci regala una ventina di nodi d’aria sul muso. Questa è una condizione abbastanza frequente da queste parti che alza un ondina corta, ripida e fastidiosa. Noi riduciamo la velocità fino a 23 nodi, diamo qualche grado di flap (mai toccati fino ad ora) e proseguiamo senza alcun problema. La carena del Paranà continua a stupirci per comfort e doti marine.
Poco dopo entriamo nella baia di Rondinara, lasciando il vento all’esterno (così comanda l’orografia locale) mentre ci si para davanti agli occhi un panorama da cartolina che, nonostante io venga qui da molti anni, non smette mai di entusiarmarmi.
Mi porto sulla prua e guido il comandante ad aggirare in sicurezza il grosso scoglio (profondità 50 cm) che separa idealmente le due metà imperfette della rada. Ci sono solo due barche, oltre a noi, mentre ancoriamo in due metri d’acqua in uno dei posti più belli del mediterraneo.
Sono le 10,53 e abbiamo percorso 96 miglia in meno di 4 ore ad una media di circa 26 nodi, il consumo medio si è sttestato a 2,8 lt/miglio.
Ci diamo il cambio ed il comando passa a Massimo che, percorrendo una delle rotte più belle che conosco, attraversa le bocche sfilando le isole e ci porta in sardegna in un battito di ciglia.
Ormeggiamo a Porto Pozzo con largo anticipo sulla tabella di marcia, mettiamo in ordine la barca e le dedichiamo gli ultimi, meritati, scatti poi, sacca in spalla, percorriamo lentamente e malvolentieri il pontile che ci separa definitivamente da questi due giorni, inebrianti, di mare.
Mi volto e mi sorprendo a lanciare un ultimo sguardo alla nostra compagna di viaggio. Non è una barca qualunque questa. Molte barche sono belle, alcune sono anche veloci e marine, ma davvero poche sono quelle che hanno un carattere e che si fanno amare, il Paranà 38 è sicuramente fra queste.
Giri | Velocità | lt/h | Lt/m | |
600 | 5 | 2,5 | 0,50 | |
1000 | 6,7 | 6 | 0,90 | |
1500 | 9 | 20 | 2,22 | |
2000 | 11 | 40 | 3,64 | |
Vel. min di planata | 2150 | 14 | 49 | 3,50 |
2500 | 20,3 | 68 | 3,35 | |
Crociera economica | 2750 | 25 | 68 | 2,72 |
Vel crociera max | 3000 | 29 | 80 | 2,76 |
3250 | 31 | 94 | 3,03 | |
Vel max | 3500 | 36,6 | 120 | 3,28 |
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