Quarantena in yacht: un armatore americano è in auto-isolamento nei Caraibi
E poi non dite che non ve l’avevamo detto. Il posto migliore e più sicuro dove passare le vacanze? In barca. Questo è il consiglio che vi abbiamo dato in un pezzo pubblicato di recente sul nostro magazine online (leggi l’articolo).
Consiglio evidentemente o indirettamente seguito da un armatore americano che, in periodo di piena emergenza, ha deciso di fuggire a bordo del suo yacht di 30 metri, al largo da qualsiasi contagio.
Un auto-isolamento di lusso che ha richiesto due settimane di meticolosa organizzazione: controllo dei macchinari di bordo, imbarco dei pezzi di scorta e del materiale di consumo necessario per una lunga navigazione, rifornimento totale di gasolio e allestimento di una cambusa per la conservazione di viveri secchi, freschi e surgelati.
Poi, prima di salpare, altre due settimane, stavolta non di preparativi ma di quarantena, che la famiglia dell’armatore e il suo equipaggio sono stati tenuti a rispettare per avere la certezza, una volta partiti, che a bordo non ci fosse nessuna persona affetta da Covid-19.
A bordo la prevenzione non è mai troppa
Decisamente interessante, oltre che responsabilmente intelligente, è infatti la volontà dell’armatore di attenersi in toto alle disposizioni locali sulle protezioni personali.
Così come l’armatore stesso esige che anche tutto il suo staff rispetti le regole del marina ospitante.
Sì perché, al netto del fatto che in certi Paesi non sono previste particolari restrizioni sull’imbarco ma basta attenersi alle norme vigenti della nazione in cui si naviga, il comandante americano si è assicurato che tutto il materiale giunto a bordo – valige, provviste e attrezzature varie – fosse stato prima lavato con un disinfettante a base alcolica.
Non solo: prima di essere caricati in cambusa, i pacchi sono stati scartati e gli involucri smaltiti subito dopo la sanificazione dell’intera imbarcazione. Una prassi finalizzata a evitare rischi d’infestazione da larve a bordo.
La procedura preventiva è stata coordinata da Floating Life, società di charter e di management di grandi barche, che dal suo quartier generale in Svizzera sta monitorando 24 ore su 24 il viaggio del superyacht statunitense, attualmente ancorato in una baia delle Isole Turks & Caicos, nei Caraibi, e tiene informato il comandante in merito a qualsiasi cambiamento logistico o meteorologico che potrebbe verificarsi lungo la sua rotta.
Quarantena in yacht: noi ve lo avevamo detto che è un’ottima soluzione
E in crociera come si vive all’epoca del Covid-19? Come in tutte le “famiglie” che condividono gli spazi di un domicilio, in questo caso galleggiante.
Tra i membri dell’equipaggio le distanze sono già di per sé formali, quindi in un certo senso anche fisiche.
L’uso dei guanti non è obbligatorio, proprio perché ci si è già accertati, prima della partenza, che tutta la ciurma sia in buona salute.
Insomma, ciò che vi dicevamo nel nostro articolo sembra destinato a diventare una tesi sostenuta da molti appassionati di navigazione, cioè che la barca è un “ecosistema autosufficiente”, perfetto con alcune accortezze per evitare il rischio di contagio.
E, sia che stiate partendo per una vacanza sia che stiate per mettervi in quarantena, andare in barca può rivelarsi la miglior medicina.