Si usa dire che ogni frutto ha la sua stagione quando s’intende collocare nell’arco dell’anno le tradizioni più ricorrenti. In maggio ci si sposa, in agosto si fanno le ferie e, per molti velisti, in primavera o alla fine dell’estate si partecipa alla “Lui & Lei“.
Da Venezia, passando per Bari e Catania, fino a Genova ci sono circoli nautici blasonati che non dimenticano mai d’inserire nel calendario delle proprie manifestazioni una regata con questo nome, cioè una competizione in cui a bordo di ciascuna imbarcazione debbono esserci solamente due persone, nominalmente eterosessuali per identificarsi nel concetto di “coppia”. E’ un argomento che forse muterà, quanto meno, l’insegna o si semplificherà in un più semplice “per coppie”.
Momentaneamente resta un argomento della tradizione nautica su cui ci ritorno volentieri poiché non riesco a liberarmi da questo sortilegio che mi induce a considerare le “Lei”, o quantomeno una grande maggioranza di “Loro” come le più acerrime nemiche della barca, l’altra “Lei”. Eccomi quindi pronto a esorcizzare questi luoghi comuni che vedono “Lei-Barca” e “Lei-Lei” spesso rivali nel dividersi le attenzioni di “Lui”.
Sarà gergale, sarà idiomatico, sarà quello che volete, ma se porrete a “Lei” la domanda “dov’è Lui?”, vi sentirete sicuramente rispondere, talvolta con sbuffi e talaltra con commenti di varia ironia, che … lui è andato “dalla” barca. Non “alla” e nemmeno “nella” e neppure “in”, una sgrammaticatura meditata e riempita da profondi significati per chi la pronuncia e per chi la sa cogliere.
Quell’oggetto che dovrebbe essere inanimato e al quale gli anglosassoni si riferiscono sempre con il pronome dedicato alle persone femminili animate, per “Lei” diventa la rivale che sottrae tempo libero, premure e anche non poco denaro al fedifrago “Lui”.
Ebbene sì, ammettiamo pure le nostre colpe e confermiamo che la barca, la nostra adorata barca, è più onerosa di un’amante in carne ed ossa. L’amante, rispetto a una barca, può costare molto molto meno, il tempo dedicatole viene ritagliato con l’accortezza di non disturbare troppo “Lei” e l’amante inoltre ti diverte con il bello e con il cattivo tempo e inoltre, e non è poco, non ti costringerà mai a dover supplicare la moglie per farci un giretto assieme.
Ecco che i presidenti dei circoli nautici, accorti cultori delle relazioni pubbliche e soprattutto attenti ad allargare le adesioni dei soci familiari, hanno escogitato il rimedio istituzionale per riparare a questo immanente pericolo disgregatore della “coppia etero” proponendo l’annuale regata “Lui & Lei”.
La liturgia è ormai prassi consolidata e nei giorni che precedono l’evento mi diverto a origliare i commenti che s’intrecciano sui moli e, se capita l’occasione, così come fan tutti, mi compiaccio di stimolare i pettegolezzi al bar del circolo stilando, a mio uso e consumo, una riservatissima scala Beaufort delle presunte candidate alla prossima edizione della “Lui & Lei”.
Rientrano tra le “calme” e le “moderatamente ventose” quelle che accettano di stare al fianco del proprio “lui” per competere con altre coppie e dimostrare la loro solidale partecipazione, poiché sono avvezze alla navigazione; vengono invece classificate da “tese” a “fortemente ventilate” quelle “Lei” che, con grande sprezzo del pericolo e con profondo senso del dovere, stringendo forte i denti e accennando a un sorriso di circostanza, accettano “semel in anno” di condividere la passione di “Lui”.
L’ammiraglio Francis Beaufort ha posto nella sua ampia scala dei venti anche le condizioni estreme, quelle più avverse che comprendono le “burrasche”, le “tempeste” e niente meno che gli “uragani”.
Quando faccio proseliti sull’arte nautica ricordo sempre ai malcapitati che deve intendersi buon marinaio colui che è capace di evitare le avversità e non soltanto chi riesca a superarle.
Con questa saggia premessa bisogna quindi porre attenzione ai prodromi che si manifestano immediatamente e lo skipper deve saper quindi misurare l’intensità dei “neanche morta” che sfociano spesso nel “sei appena scemo” per non venir sopraffatto da un “uragano” che gli sottrae la manovrabilità del timone.
L’ uragano, che non a caso porta sempre un nome femminile, difficilmente perdona anche se quello in natura è talmente leale che ti concede d’essere previsto con largo anticipo.
Per non essere spazzati via dagli uragani dovete porre attenzione a non alimentare tempeste e burrasche ma, con la pazienza tipica del marinaio, dovete coltivare le brezze, stringendo il vento, affinché gradatamente si rinforzino e vi spingano sull’adorata Lei in una romantica “Lui & Lei”. Buon vento.