Stavo navigando a motore aggirando la tonnara di Favignana quando sulla sinistra scorsi un uomo in piedi sul gommone che muoveva le braccia sopra la testa nel chiaro intento di chiedere aiuto. Accostai e in pochi minuti raggiunsi il grande gommone con a bordo l’uomo e il suo equipaggio formato da moglie e figlio. Il motore si era fermato e attendevano ormai da un pezzo qualcuno che li scorgesse e li rimorchiasse in porto.
Un’ operazione fortunata. Perchè il proprietario del gommone era anche il proprietario di un ottimo ristorante della più grande delle Egadi che si sdebitò offrendoci un’ottima cena.
Quella di rimorchiare una imbarcazione in mare non è una circostanza frequente, ma ora che la bella stagione sta portando in mare sempre più gente, le possibilità di imbattersi in qualcuno che abbia bisogno di aiuto aumentano in modo esponenziale.
In questo ambito le differenze e sfumature sono infinite. Rimorchio o traino, salvataggio o recupero? Sono previsti compensi per chi rimorchia e a quanto ammontano? Se si causano danni durante le operazioni di recupero o rimorchio chi li paga?
In questo articolo ci vogliamo occupare solo della tecnica di rimorchio. Chiarendo però alcune questioni base. Di fronte alla vita umana in pericolo in mare chiunque è tenuto a intervenire ma non si è tenuti a tentare il recupero o salvataggio dell’imbarcazione. Se lo si fa, ma solo per il recupero della barca e non per il soccorso alle persone, si ha diritto a un compenso sul cui importo ci si accorda ma che mediamente non va oltre il 10% del valore dell’imbarcazione recuperata. Chi interviene in assistenza lancia le cime per il rimorchio, e il comandante della barca in panne, nel momento in cui le accetta, è come se firmasse un contratto, accettando di pagare il compenso pattuito una volta che la barca è in salvo in porto.
Ma come si esegue un rimorchio? Intanto si deve stabilire se sia possibile farlo. A condizionare la scelta sono le dimensioni delle barche oltre che le condizioni meteo. Se quella da rimorchiare è molto pià grossa non solo sarà difficile spostarla ma, per chi rimorchia, sarà molto difficile governare.
Stabilito che le proprozioni fra le due barche ci consentono una operazione di recupero, la prima questione da affrontare è l’accosto. Di solito chi rimorchia passa sopravento per il semplice fatto che è molto più facile lanciare una cima con il vento a favore. Se il vento è fresco però, attenzione allo scarroccio.
Quindi ci si avvicina lentamente sopravento, si lancia la cima a bordo della barca in panne, e si prosegue portandosi con la prua al vento in modo da rimanere il più manovrieri possibile. Una volta passata la cima, a bordo del rimorchiatore si farà filare velocemente facendo attenzione che non si vada a incattivare nell’elica.
Ma chi si assume l’onere del rimorchio, dove deve fissare la cima? L’ideale sarebbe a qualcosa di molto robusto a pruavia dell’elica, come ad esempio la base dell’albero su una barca a vela. In molti casi però questo non è possibile o complica le manovre di chi è in pozzetto. Quindi una possibilità è quella di fissarla alla bitta di ormeggio sulla poppa. In questo caso però è molto meglio distribuire il carico su entrambe le bitte utilizzando una cima dello stesso spessore del cavo con cui si effettua il traino. Con questa seconda cima si realizza una V detta “briglia”. Quindi assicuriamo le due estremità della V alle due bitte con due gasse, e al centro della V realizziamo un nodo a otto in modo da creare un anello in cui fare una gassa con il cavo di rimorchio.
Una volta passata la cima alla barca in panne, dobbiamo metterla in tensione il più lentamente possibile per poi accelerare cercando di mantenere in tensione il cavo. Qual è la lunghezza ideale del cavo? Almeno una quarantina di metri, in modo che in caso di decelerazioni ci sia spazio per la barca rimorchiata di smaltire l’abbrivio.
A bordo della barca rimorchiata, la cima deve essere assicurata a un punto solido come la bitta d’ormeggio a prua oppure, nel caso di due bitte, realizzando una V come descritto prima.
E’ anche possibile intervenire con un battellino o un tender per rimorchiare una barca in panne. In questi casi, la tecnica più efficace è quella di spingere appoggiando la prua del tender sulla poppa della barca assicurandolo con una cima data volta molto corta. Si può anche provare a tirare, ma in questo caso, la cima deve essere fissata a prua del tender .
In tutti i casi, è essenziale che ci sia intesa e comunicazione fra il timoniere della barca che rimorchia e quella rimorchiata, in modo che il secondo segua le manovre al timone del primo agevolando il mantenimento della rotta.