Nautic Paris : cronaca di una visita al Salone Nautico di Parigi

A chi mi chiedeva “Dove vai?“ rispondevo correttamente “Vado al Salone Nautico di Parigi“ e ciò che più incideva sulle fantasie dei miei interlocutori non erano il “Salone” e tanto meno il “Nautico”, ma soltanto “Parigi“.

E quindi mi beccavo i “beato te“, “che fortunato“ e anche l’imperativo “divertiti“ o l’augurio più generico “di buon divertimento”. Non c’è stato uno che si fosse preoccupato per i “gilet gialli“ che hanno interdetto il transito di sabato sera in mezza città oppure, immaginando che ci andavo per lavorare, mi avesse compatito profetizzando una scarsa affluenza, soprattutto di italiani.

Dopo aver ciondolato dalle 9.30 alle 18, incontrando solo uno o due coraggiosi visitatori (italiani) nell’arco della giornata e aver pranzato con uno sfilatino riempito da un sospiro di prosciutto o con una classica insalata che costa un botto solo per giustificare una sottiletta di salmone o due sfilacci di prosciutto.

 

In compenso alla sera, finalmente al ristorante, benedico la mia mamma che mi ha educato a star a tavola con i gomiti stretti altrimenti avrei rischiato di attorcigliarmi al vicino. Ma i tavolini quadrati da 40 centimetri noi li usiamo come porta-piante e loro in 0,16 mq ci fanno mangiare due persone. Infatti, sarà per colpa dei tavolini stretti o della fame che coincide alla medesima ora che alcuni visitatori hanno preferito allestire la colazione sul pavimento. Ma non dobbiamo essere cattivi per forza con i nostri “cugini“, (così dicono, ma non ho mai capito se da parte di nonno o di quella brava donna di nonna) i quali si sono dati un gran da fare per divertire lo scarso pubblico e forse per riempire gli spazi che sarebbero rimasti inesorabilmente vuoti.

Piscine immense per provare tavole o per regatare con i modellini, un campo reale di beach volley con autentica sabbia, la scalata dei pennoni ma, non c’è limite alla fantasia del business, hanno perfino assoldato un atleta che si esibiva con pochi momenti di sosta in una vasca predisposta per il nuoto contro corrente.

Vi chiederete che ci fanno le vasche per gli idromassaggi in un Boat Show? Sono servite a riempire mezzo stand del padiglione dei motori che altrimenti sarebbe rimasto mezzo vuoto. “Pecunia non olet“ dicevano i “latini” e sembra che anche i “galli” abbiano appreso questa massima portando coerentemente anche l’acqua in un Salone Nautico.

Si scherza, ma evidentemente il Nautique International de Paris 2018 non sorride se è sempre più costretto a riempire i vuoti con surrogati che poco c’entrano con la nautica: passi per l’abbigliamento sempre molto presente e diffuso che, se è nautico, ci può anche stare.

Confesso ai miei soliti dieci lettori, e quindi resta tra di noi, che ho approfittato di uno stand non nautico e mi sono finto fortemente interessato alla merce esposta, anzi in particolare a un modello di super poltrona massaggiante che pratica lo “shiatzu” e lo “stretching” in sequenza con un trattamento che (non lo dite in giro) è durato quasi mezz’ora.

Ci vorrebbe uno yacht di 20 o 30 metri per caricare quel monumento a bordo, ma vi garantisco che mi sono sentito talmente bene che il venditore lo ha letto nei miei occhi e mi ha subito fatto un preventivo: “peròoo”, in francese non so come si dice, ma il piazzista di poltrone ha intuito che forse mi serviva solo per alleviare un po’ il mal di schiena. Quindi se il prossimo anno ci ritorno mi porto il costume, gli occhialetti e chiedo di provare il nuoto contro corrente, così per passare il tempo se ancora latiteranno i visitatori italiani.

Buon vento.

 

Gennaro Coretti


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