Salvataggio in Atlantico: l’ex armatore racconta l’ultimo viaggio della sua barca a vela
Partiamo dalla fine. Una triste fine. Il Clipper 60 Clyde Challenger è stato affondato. Non perché è caduto in battaglia, ma perché non poteva combattere più nessuna battaglia. Le condizioni in cui era ridotto non glielo avrebbero permesso. E sì che di miglia, in mari sconfinati e minacciosi, ne aveva macinate durante la sua onorata carriera. Ma l’ultima traversata gli fu fatale. E da quel giorno venne strappato dalle acque per sempre.
Salvataggio nell’Atlantico: tutti vivi ma la barca fu affondata
A raccontare il drammatico epilogo di questa coraggiosa barca a vela è colui che l’aveva scelta come compagna di viaggio per tanti anni, tra onde gigantesche e condizioni meteorologiche spesso proibitive.
Il 4 gennaio 2017, però, il suo Clyde Challenger intraprese il viaggio del non ritorno. Tredici membri dell’equipaggio salparano dall’Isola di Santa Lucia, nei Caraibi, destinazione Scozia.
La crociera era straordinariamente lineare, tutto sembrava filare liscio, fino a quando, nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico, qualcosa andò storto. Le Azzorre distavano solo cinque giorni, una distanza mai colmata, perché il Clyde Challenger si arrese a una tempesta inaudita che si scagliò improvvisamente sull’imbarcazione, in balia di cavalloni mai visti.
“Mi chiedo quanti saccenti di vela abbiano mai avuto il coraggio di condurre una barca da 60 piedi in mezzo a onde alte 8 metri e raffiche di vento che viaggiavano a 40 nodi – risponde per iscritto l’ex armatore del Clyde Challenger ad alcuni commenti piuttosto critici rilasciati dagli utenti a margine del video postato su YouTube. L’accusa più ricorrente tra i vari messaggi, infatti, riguarda la presunta “amatorialità” delle persone a bordo. Niente di più errato, replica l’autore del filmato: l’equipaggio era composto da grandi esperti di navigazione.
L’albero fu spezzato in tre pezzi, uno dei quali si schiantò sullo scafo e sulle scialuppe. Quaranta ore di attesa nella speranza che qualcuno rispondesse all’SOS e, dopo un primo tentativo fallito da parte della nave mercantile CPO Finland, la crew fu tratta in salvo dalla HMS Dragon, unità appartenente alla Marina Militare Britannica.
“Eravamo allo stremo, perdemmo il controllo della barca e finimmo addosso a 37mila tonnellate per tentare di avvicinarci alla scala: non stavamo mica sorseggiando un liquore mentre aspettavamo che la Royal Navy venisse a prenderci!“.
La barca subì inevitabilmente gravi danni strutturali anche durante il rimorchio che, nonostante l’impatto contro la nave militare, si completò eroicamente in uno scenario apocalittico. Ecco perché, a malincuore, fu deciso di abbattere il Clipper 60 Clyde Challenger. E il suo comandante gli ha reso omaggio con questo video che somiglia tanto a un epitaffio.