Spargi, un tuffo nel blu e nella storia

Ambrosio, Milano, classe 1917” E poi la data in cui questa scritta venne vergata con un pennello con cui era state realizzate piccole decorazioni: 1945.

Ambrosio era quindi di uomo di 28 anni, veniva da Milano e arrampicato sulla sommità nord di Spargi, sentinella di quel tratto di mare strategico fra la Corsica e il nord della Sardegna, nella piccola stanzetta costruita affianco al bunker scavato nella roccia, forse nemmeno sapeva che stava vivendo le ultime ore della seconda guerra mondiale.

Ancora oggi, se si approda a Spargi, nella piccola, meravigliosa cala Ferrigno, e ci si addentra lungo i sentieri quasi invisibili che attraversano l’isola, si possono trovare le testimonianze più recenti della storia militare dell’Arcipelago della Maddalena.

Navigare fra queste isole non significa solo godere di bellezze ineguagliabili, violate nei mesi di piena stagione da orde di turisti spesso irrispettosi della terra che li accoglie con la complicità di un Ente parco che ben poco fa per tutelare questo angolo di paradiso. Vuole anche dire ripercorrere la millenaria storia di questi luoghi, immaginarne l’importanza che avevano come centro nodale del traffico marittimo, e quindi come siano state testimoni e protagoniste di incroci commerciali, di incontri di civiltà e culture, di occupazioni militari.

Certamente almeno dal primo e secondo secolo  prima di Cristo. Ne è testimonianza il ritrovamento, nel 1939, di una nave romana da carico affondata, fra il 110 e il 120 A.C proprio fra Spargi e la costa sarda. Il comandante, sorpreso da una violenta burrasca da Nord Ovest,  non volle rimanere dietro il ridosso dell’isola perchè preoccupato della presenza di pirati Barbareschi e cercò di raggiungere una delle due basi militari romane che si trovavano a poche miglia vicino a Punta Sardegna. Non ce la fece e la sua nave andò a morire su un fondale di 18 metri.

Ed è per raggiungere quest’isola che siamo partiti dalla base di Portisco con il nostro Cyclades 50.5 che in queste settimane ci sta portando a zonzo fra le isole del nord della Sardegna. Abbiamo poco più di 16 miglia prima di raggiungere la nostra destinazione: Spargi.

Usciti dal Golfo di Cugnana con 12 nodi di libeccio, facciamo rotta puntando al passaggio fra la costa e l’isolotto di Soffi per passare esterni alle isole Li Nibani e quindi accostare per nord-ovest  e lasciare a sinistra il corridoio di ingresso a Porto Cervo. In questo tratto occorre fare attenzione ai segnali di pericolo isolato da lasciare tutti sulla sinistra e il primo segnale cardinale est che si trova a ridosso delle isole Poveri. A seguire si incontra un cardinale nord sulle Li Nibani e quindi un lontano ricordo di un cardinale est dopo Porto Cervo ridotto a qualche ferro ricurvo.

Intanto il libeccio è diventato un nord-ovest che ci porta a stringere prima la bolina e poi a virare per uscire verso nord est e assicurarci così un bordo successivo che passa fra l’isola delle Bisce e Capo Ferro.

Sfila l’isola di Caprera, e ci infiliamo con una serie di virate dentro il canale fra Santo Stefano  e la costa sarda, per poi prendere finalmente mure a sinistra e fare un lungo bordo fra Maddalena e Spargi.

La baia per eccellenza su questa isola è cala Corsara. Molto bella, abbastanza ridossata, ma appunto perchè conosciuta e riportata in tutta la pubblicistica è spesso affollatissima. La nostra meta preferita su Spargi è  cala Ferrigno. Dispiace un po’ parlarne, quasi con il timore di bruciarne un po’ l’esclusività. La sera infatti, anche in luglio, capita spesso, quando tutti rientrano, di rimanere a goderne la quiete e la bellezza in beata solitudine.

La cala è riconoscibile dall’esterno per la presenza dell’unica casa e di un molo. Bisogna tenere il centro dell’ingresso facendo attenzione agli scogli da ambo le parti. Un accosto verso il pontile da nord-nord est è impossibile per i bassissimi fondali.

Una volta dentro si può manovrare al centro comodamente non andando oltre la testa del moletto. Se si è fortunati e si è i primi ad arrivare, il miglior ormeggio riparato anche da un est non troppo forte, è quello all’inglese con la prua verso fuori. Si può dare ancora e arretrare fissando due cime a prua e poppa ai due anelli superstiti e tenersi discosti dalla banchina con un corpo morto fissato a una catenaria che passa a una quindicina di metri dal pontile.

Per barche che pescano pià di un metro e mezzo è assolutamete impossibile accostare sul lato di dritta del pontile per bassi fondali. Questa volta siamo in compagnia. Un amico di Genova che ritroviamo qui spesso ci ha preceduti e ha preso l’ormeggio all’inglese sul pontile. Quindi diamo ancora e ci avviciniamo con la poppa alla testata del pontile con due cime incrociate che passano all’interno di un unico anello al centro della testa del molo.

C’è maestrale che ci tiene discosti dalla banchina e rimarrà così per i prossimi giorni. La cala in queste condizioni è perfettamente ridossata e la barca galleggia in acqua piatta. Ma se il maestrale diventa davvero forte, dai 30 nodi in su, nella piccola baia entra un onda di risacca anche alta a causa del mare forte che si incanala nel canale fra Spargi e Budelli. In questo caso molto meglio il ridosso di Budelli o dell’isola di Santa Maria.

Aspettiamo che faccia meno caldo per incamminarci lungo il minuscolo sentiero che ci porterà sul versante nord dell’isola. In venti minuti di cammino (obbligatori i pantaloni lunghi per proteggersi dai rovi e scarpe chiuse), ci si affaccia su un balcone naturale da cui la vista è fra le più belle di tutto il Tirreno. Un giro d’orizzonte che abbraccia la Corsica, Budelli e Santa Maria, La Maddalena. Ci attardiamo a immaginare la vita dei soldati in questi bunker, la fatica per scavare e costruire camminamenti sotterranei e tracciare solchi nel granito per convogliare le acque piovane, per realizzare le cisterne e le prese d’aria.

Quando si rientra è ora di cena. Nel silenzio e nella pace assolute siamo spettatori di un gioco millenario che la luce del sole intreccia con le pareti della costa nord della Maddalena. Poi il buio e una stellata indimenticabile. Un po’ di musica, quattro chiacchiere, la buona notte agli amici della barca vicina e prima di andare a dormire, per quqalche istante, ci si convince  di essere i padroni del mondo.

Domani faremo rotta per la vicina Lavezzi e poi Budelli. Ma questo ve lo racconteremo al nostro ritorno.

Nico Caponetto

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