Spinning al barracuda. I suggerimenti di Emiliano Gabrielli sulle tecniche di recupero e sulla scelta delle esche

Spinning al barracuda, la scelta delle esche

Lo spinning al barracuda. Possiamo senza dubbio dire che il barracuda, rispetto a prede più selettive come la spigola, può essere insidiato con molte esche differenti. Quando il pesce è in caccia, sono infatti molti gli artificiali che vanno bene. Lo stesso non si può dire però quando il pesce è, passatemi il termine, “concentrato” su determinati tipi di foraggio, o quando  lo spot è parecchio battuto e i predatori diventano di riflesso molto più diffidenti.

Un eccellente artificiale per i barracuda è rappresentato dai long jerk, compresi in media tra 17 e 19 cm.

In linea di massima, un eccellente artificiale è rappresentato dai long jerk, compresi in media tra 17 e 19 cm. Sarà forse perchè spesso il suo pesce foraggio è costituito da branchi di aguglie? Forse sì, ma non ci giurerei. Sta di fatto comunque che un artificiale long spesso è un’ottima scelta, sia se scelto di colorazione naturale, sia se realizzato con colorazioni di reazione, come ad esempio i minnow bianchi con dorso arancio o giallo fluo.

Nella nostra cassetta degli artificiali non possiamo avere solo long jerk, infatti, a volte sono molto funzionali anche piccoli minnow e le colorazioni valide sono il bianco, come anche le tinte naturali: per esempio, grigio o azzurro con parti specchiate.

Ci sono giornate, invece, che a fare “strage di cuda” sono minnow molto più corti, tra i 10 e i 15 cm, forse perchè il foraggio in quella giornata è rappresentato da piccoli muggini, occhiate, sugharelli o salpe. E’ comunque certo che, nella nostra cassetta degli artificiali, non possiamo avere solo long jerk. Spesso, quando ad essere molto funzionali sono i piccoli minnow, colorazioni valide sono il bianco, come anche le tinte naturali: per esempio, grigio o azzurro, magari con parti specchiate.

Prevediamo sempre il cambio delle ancorette alle nostre esche, poichè i grossi barracuda hanno molta forza nelle mandibole e, specie durante la prima fuga (spesso esageratamente potente e veloce) è facile che le ancorette deboli si aprano. L’attacco avviene spesso lateralmente, quindi prevediamo ancorette robuste e a gambo più lungo, che riescano a oscillare bene, distanziandosi dal corpo dell’artificiale, riuscendo quindi ad allamare con facilità il pesce. Ancorette troppo piccine, e dal gambo corto, a volte subiscono un “effetto ombra” da parte del corpo del minnow, e non riescono a ferrare facilmente il predatore.

Spinning al barracuda, tecniche di recupero dell’esca e … del pesce

cattura

Anche se il barracuda ha uno scatto fulmineo, non ama molto i recuperi troppo veloci. Spesso si fa ingannare da richiami dell’esca lenti, alternati da numerosi stop and go: passare da recuperi lenti e lineari a jerkcate ravvicinate, e strappate repentine, può aiutare molto.

Ricordiamo che subito dopo l’attacco il barracuda, specie se grande, tende a concentrare tutte le sue forze nelle primissime fughe, perciò, tariamo bene le frizioni poiché ogni piccolo sbaglio potrebbe risultare fatale.

A velocissime fughe della preda si possono alternare momenti in cui il barracuda ci viene incontro ad alta velocità, riuscendo ad allentare il filo. Quando accade ciò, i più inesperti potrebbero pensare che il pesce si sia slamato: non è così. Perciò, cerchiamo di recuperare sempre a grande velocità, cercando di non perdere mai il contatto con il barracuda.

Facendo spinning al barracuda dalla barca non c’è bisogno di lanci estremi, poiché spesso riusciamo ad avvicinarci molto allo spot di pesca. Fra l’altro il barracuda non è un pesce che si spaventa facilmente a causa della presenza del nostro natante, anzi, capita spesso che l’attacco avvenga a pochissimi metri da noi, perciò, occhi aperti fino all’ultimo giro di mulinello in fase di recupero.

Ovviamente, pescando dalla barca i combattimenti sono molto agevolati, quindi possiamo permetterci di impiegare attrezzi più leggeri per esaltare al massimo, e rendere più sportiva, la nostra sfida con il pesce.

Emiliano Gabrielli

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