Una delle attrezzature più utilizzate a bordo delle nostre amate imbarcazioni é il motore fuoribordo che rappresenta, insieme al tender, una sorta di congiunzione con la riva, un cordone ombelicale capace di farci raggiungere, senza sforzo e in sicurezza, le spiagge e le coste che vogliamo scoprire. Magari non ci si pensa, ma se ci capita di rimanere in panne con il motore o si buca il gommone, la sensazione è subito quella della reclusione data dall’impossibilità di scendere a terra.
La prova del fuoribordo EPropulsion Spirit 1.0 Evo
Testeremo per due o tre anni questo nuovo motore che, dalle caratteristiche forniteci da Marco Esposito, si preannuncia già estremamente interessante. Il Daydreamer, il Comet 460 della redazione, é dotato di un tender Selva 320 Vib, a chiglia pneumatica e non troppo pesante, utilizzato fino ad ora con il 2,5 HP Guppy di Selva.
Osservando l’Epropulsion Spirit 1.0 Evo, la prima particolarità che si può notare é la presenza della batteria estraibile, quindi separabile dal corpo del motore cosa che, logicamente, semplifica il montaggio e lo smontaggio del fuoribordo in acqua e la ricarica della stessa. Una
Veniamo ora al corpo del fuoribordo che, senza batteria, pesa davvero poco e si maneggia bene (Il peso totale, batteria compresa, é 20 kg). Il fuoribordo é disponibile con piede in tre misure di piede differenti: 30-40 cm, 40-50 cm e oltre 50. La staffa per il fissaggio sul tender é costituita dalle classiche due leve con vite, con la possibilità di montare un lucchetto di sicurezza. Ecco fatto, il motore é assemblato sul tender, non vediamo l’ora di vedere come funziona.
Saltiamo a bordo del tender, il transponder elettronico in mano, un apposito alloggiamento magnetico lo accetta in un’unica posizione, l’elettronica di controllo lo riconosce ed abilita il sistema. Funziona come antifurto ma naturalmente anche come cordino di sicurezza, come quelli rossi che siamo abituati ad utilizzare. Una pressione sul tasto On/Off e il monitor digitale si accende.
Andiamo adesso a scoprire cosa ci dice il monitor digitale. Innanzitutto notiamo, sulla sinistra in alto, una barra a settori che indica graficamente lo stato di carica della batteria; al suo fianco l’indicazione dei volt residui della carica, la tensione massima delle celle é pari a 39 Volt. Altro dato fondamentale fornito dal monitor é il tempo residuo di funzionamento, ovvero l’autonomia in termini di minuti che il motore ci può garantire ad una data velocità.
Come ci si può aspettare, naturalmente, più potenza chiediamo meno autonomia avremo: esattamente come nei motori a scoppio. Scopriamo però anche una differenza abissale tra l’andatura lenta e quella più spinta, tutto sommato per un piccolo incremento di velocità sacrifichiamo veramente molta energia, ma in effetti… perché dobbiamo correre? Che fretta abbiamo? La casa costruttrice, infatti, dichiara che l’autonomia massima é pari a 80 miglia, circa 36 ore alla minima potenza, e 8 miglia, poco più di 1 ora, alla massima.
Per esempio, a Villasimius abbiamo ancorato in rada, a circa 1 miglio dal molo di sbarco del porticciolo, per tre volte in un giorno siamo andati e tornati in 4 persone, per un totale di 6 miglia: il consumo, a media/alta velocità, é stato del 60% della batteria. Con il 40% residuo sarebbe possibile navigare altre 3 o 4 ore, utilizzando il motore a circa 300 W.
La batteria, della capacità di 1276 Wh, è costruita secondo le ultime tecnologie ai polimeri di litio. La ricarica si effettuata tramite il caricabatterie di serie, 8,5 ore per una carica completa, ma nell’uso normale di tutti i giorni é sufficiente poco più di un’ora per portare la carica al massimo. Ma c’è un segreto che rende questo motore davvero magico, andiamo a scoprirlo.
Ebbene sì, le batterie del’Epropulsion 1.0 Evo si possono ricaricare da sole, o meglio, senza alcuno sforzo da parte nostra e senza consumare preziosa energia. É sufficiente lasciare montato il motore sul tender quando lo trasciniamo negli spostamenti (meglio assicurare le leve di fissaggio con un lucchetto, per sicurezza), il flusso d’acqua spinge le pale dell’elica, il motore gira e produce energia ricaricando le batterie. È l’uovo di Colombo: a fronte di un rallentamento quasi ininfluente della barca, sia a vela sia a motore, ci ritroviamo a fine trasferimento con la batteria al massimo.
Nella nostra esperienza abbiamo misurato circa 1 tacca di carica ogni ora/ora e mezza di navigazione a 6 nodi, in più il tender naviga bello dritto senza scossoni e strappi. Si sa che in barca vela l’energia é preziosa e non va sprecata, il sistema di idrogenerazione può risolvere brillantemente e completamente il problema della ricarica. Dalle tabelle fornite dal costruttore possiamo notare come a 6 nodi la generazione di energia si attesta a 100 W, mentre già a 8 nodi risulta di 200. Il suo massimo é 330 a poco più di 10 nodi quando va in protezione e limitazione.
L’EPropulsion Spirit 1.0 Evo, che abbiamo utilizzato intensamente in questa lunga crociera, si è rivelato un validissimo sostituto rispetto ai fuoribordo tradizionali a benzina di pari potenza, con le stesse performance, meglio gestibile, più leggero, pratico, silenzioso, per nulla “puzzolente“ e più ecologico. Rappresenta forse l’inizio di un cambio epocale di mentalità e di abitudini, di un contributo, seppur minimo, alla salvaguardia del pianeta, perché sembra avvicinare il mondo dei motori a quello della vela e noi, che amiamo profondamente il mare, siamo molto contenti di tutto ciò.
Potenza erogata | Velocità nodi | Tempo residuo ore |
60 | 2 | 20 |
100 | 2,5 | 12 |
200 | 3,1 | 6,5 |
300 | 3,6 | 4 |
400 | 3,8 | 3,2 |
500 | 4,3 | 2,5 |
600 | 4,5 | 2 |
700 | 4,6 | 1,8 |
800 | 4,7 | 1,5 |
900 | 5 | 1,2 |
1000 | 5,3 | 1 |
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