La strambata cinese: video e suggerimenti per porvi rimedio
Viene definita cinese per la presunta scarsa preparazione velica dell’omonimo popolo ma, in realtà, è una strambata involontaria.
Temutissima nell’era degli spinnaker, ora viene percepita meno come un problema. Sarà perché con i gennaker tendiamo a condurre le imbarcazioni ad un angolo più stretto, sarà per l’assenza del tangone e dei bracci, fatto è che incorrere il una strambata cinese, in condizioni meteo normali, è al giorno d’oggi più difficile.
Proviamo a spiegare, nel dettaglio, cosa succede quando si innesca questa manovra, quali sono i risultati e soprattutto quali sono i pericoli.
Più è forte il vento, più stiamo andando veloci, più il tutto accadrà in modo repentino, non lasciando spazio ad azioni correttive. Quando parte la cinese non c’è modo di fermarla: orzare non servirà, è già troppo tardi.
Le mure cambiano, la poppa si sposta e la barca parte veloce all’orza sulle nuove mure, inclinandosi quasi a 90 gradi. Il timone non porta.
La vela di prua, non importa essa sia un gennaker, uno spi o un asimmetrico, rimane cazzata sopravvento, impedendo alla deriva di fare il suo lavoro di moto raddrizzante, a causa del troppo carico presente sulle vele. La randa inizialmente rimarrà sopravento, per poi ricadere violentemente sottovento.
La manovra di recovery non è semplice poiché l’equipaggio è scosso e la barca rimane inclinata. Ci vuole sangue freddo. Bisogna innanzitutto controllare che tutti stiano bene e che siano rimasti a bordo. Poi ci si preoccupa delle vele.
Se abbiamo armato un gennaker o un’assimetrico, basterà lascare la scotta di sopravvento per fare passare la vela sulle altre mura; non cazzare la nuova scotta e lasciare fileggiare la vela, aiuta a recuperare lo sbandamento.
Invece, in caso di armo a spinnaker è più difficile. Il consiglio è di mollare subito la drizza (controllare sempre che non abbia nodi o sia incattivita) per scaricare la vela, successivamente bisogna sparare, aprendo la varea, il braccio ormai finito sottovento (sempre che il targone sia intatto), ricordando di non lasciarci sfuggire fuoribordo la scotta dallo stesso lato. Ora, si può lascare leggermente anche la scotta di sopravvento, facendo in modo che lo spinnaker sbatta appena sopra la superficie dell’acqua.La barca si raddrizza ed è questo il momento per recuperare la vela a bordo.
Si passa ora alla conta dei danni sulle attrezzature, tangone spezzato o rotaia, su cui scorre la campana, danneggiata sono il minimo. I pericoli maggiori si corrono su albero e boma.
A causa dell‘improvviso passaggio della randa sulle altre mura, il pericolo è di incorrere nella rottura del boma dato dall’impatto violento con l’acqua o il danneggiamento della trozza per lo sforzo riportato.
L’albero è messo a rischio in primis in caso di armo a volanti, poiché durante la strambata non è cotroventato correttamente. Aggiungendo che vela e boma si scontrano con la volante in tensione, il disalberamento diventa probabile . Anche la sola frustata, data dalle sollecitazioni delle forze in gioco, in assenza di volanti può essere causa di rotture dell’albero.
Un suggerimento utile per evitare tutto questo, per esempio in caso di andatura di poppa sotto spi, è quello di non esporre troppo la vela al vento, tenendola leggermente più strallata.
Altro classico esempio di planata che porta ad una strambata involontaria. Come vedete capita anche più bravi, durante la Volvo Ocean Race. Loro hanno anche la canting keel che, rimanendo inclinata sottovento, non aiuta di certo!
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