Pronunciare il nome Sunseeker significa indicare uno dei capisaldi della nautica mondiale. Da quando il cantiere è nato, nella metà degli anni ’60, il suo sviluppo sul piano delle innovazioni progettuali e stilistiche ha segnato gran parte di quello dello yachting. Piccoli scafi per un diporto quasi lacustre, che via via si sono fatti più grandi ma soprattutto più significativi dal punto di vista del design e delle qualità marine.
Un lungo e florido periodo che subisce una brusca frenata con la crisi globale del 2008 e prosegue in anni molto difficile. Fino al 2013 quando le perdite ammontano a diversi milioni di sterline. Nel settembre 2014 in Sunseeker si decide che è arrivato il momento di afferrare il toro per le corna: viene chiamato uno specialista del turn around, Phil Popham.
Allora appena cinquantenne, nativo di Redditch, a una ventina di chilometri da Birmingham, nel cuore dell’Inghilterra e ben lontano dal mare, inzia la sua carriera con in tasca una laurea in management presa all’Universtità di Aston.
Una carriera che lo aveva fato approdare nel mondo delle auto di lusso, dove fino a a poche ore prima di approdare sulle perigliose sponde della Sunseeker aveva condotto con mano ferma la barra della Jaguar Land Rover nel ruolo, per dirla con gli inglesi, di Global Operations Director, quello che insomma pigia i bottoni decisivi in plancia di comando.
Abbiamo quindi accolto con piacere l’invito a fare due chiacchiere a bordo di un Fly Bridge esposto lungo la Collins Avenue a Miami.
Mr Popham, lei viene dal mondo delle auto di lusso, in che modo ha adeguato la sua esperienza e le strategie aziendali al mondo degli yacht di lusso?
Tutta la mia carriera si è svolta nel mondo dei marchi di lusso, soprattutto per quel che concerne il segmento delle automobili e posso dire che ci sono molte similitudini in termini di progettazione, ingegneria, produzione, processi di marketing e vendite. C’è molto da importare in termini di tecniche, elaborazione, e processi dal mondo delle automobili. Vedo molte similitudini e molte opportunità di apprendimento a vantaggio dell’industria nautica. Il valore aggiunto sta nel riuscire ad adeguare i processi di analisi e di intervento a un mercato che per dimensioni e dinamismo è molto diverso da quello dell’auto. Ci stiamo provando con buoni risultati mi sembra.
A proposito di risultati, questo 2017 inzia dopo un periodo di anni difficili. Guardando all’ultimo, il 2016, di cui ormai i bilanci sono ben chiari, che valutazione ne da?
Siamo molto soddisfatti. Il 2016 è stato un anno veramente buono per Sunseeker in termini di vendite, che sono significativamente aumentate già nel corso del 2015. Lo scorso anno abbiamo introdotto cinque nuovi modelli di barca dal 131 Sport Yacht all’ultima edizione del Manhattan 52. Quindi una buona gamma di prodotti, buoni investimenti, un buon aumento delle vendite che sono cresciute quasi del 25 % ogni anno; un impegno importante che ci ha permesso di risollevare le sorti di anni difficili e di stabilire un ottimo investimento per il futuro.
Quali sono gli elementi che caratterizzano un Sunseeker, che in qualche modo gli conferiscono la sua unicità?
Non credo che ci siano segreti particolari. Penso che molto riguardi la storia di questa azienda. Sunseeker è un marchio che esiste da decenni, un marchio di ispirazione. Quello che lo rende unico, quello che rappresenta il suo DNA, è la buona combinazione tra prestazioni, un design inimitabile ed unico e la maestria di chi concretamente lo realizza in cantiere, con capacità e competenze che non si improvvisano ma affondano le radici nella storia e nelle tradizioni di un Paese. Sono questi i punti chiave che rendono un Sunseeker un vero Sunseeker.
Dopo il referendum che si è tenuto in Inghilterra sulla cosiddetta Brexit e la decisione popolare di uscire dal mercato unico europeo, avete avvertito ripercussioni e se sì, di che genere sul vostro business?
Subito dopo l’esito del referendum non potevamo aspettarci che la sterlina immediatamente venisse deprezzata. Il fatto che sia accaduto ha reso i nostri prodotti più competitivi dal punto di vista dei prezzi. A questo si aggiunga il fatto che le persone che mostravano interesse all’acquisto di yacht di lusso mostravano una totale fiducia sulle qualità dei nostri prodotti e in genere mantenevano alta quella relativa alla stabilità e solidità di un Regno Unito ancora leader del mercato europeo. In conclusione posso dire che non abbiamo sofferto alcun cambiamento.
In un’epoca di comunicazione globale, dove il ruolo del web e dei social diventa velocemente sempre più centrale, pensa che un marchio come Sunseeker possa utilizzarlo per dialogare con i suoi potenziali clienti?
Sicuramente nel mondo del marketing i social media stanno diventando sempre più importanti e i nostri clienti sono ormai competenti, ben connessi, trascorrono molto tempo su Internet, sui social media; dobbiamo essere attivi in questo senso. D’altra parte siamo un marchio globale, presente in 45 differenti paesi. Sul piano della comunicazione e del marketing per noi è strategico rappresentare il posizionamento e i contenuti del marchio, la sua consistenza, attraverso ogni mezzo e in ogni lingua.
Ultima domanda di rito: quali sono le prossime novità che vedremo da Sunseeker?
Abbiamo già introdotto 5 nuove barche l’anno scorso. A gennaio abbiamo presentato in anteprima il nuovo Manhattan 66. In questa fase non posso anticipare molto ma posso dire con certezza che ci sono in gioco importanti investimenti, stimabili in circa 50 milioni di sterline. Una parte è destinata alle infrastrutture, per adeguamenti e realizzazioni nuove in grado di sostenere la nostra crescita e la capacità di costruire efficacemente ed in nome della qualità nuove barche. Un’altra consistente parte è destinata ai nuovi prodotti.
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