Superstizioni in barca, quando la scaramanzia prende il largo…
Quando le due ospiti che aspettavo a bordo si affacciarono sul pontile P4 del Marina di Procida, un misto fra curiosità, stupore e un accenno di panico si diffuse fra skipper, ormeggiatori e addetti ai lavori in banchina. Lo spalancarsi di occhi e bocche non fu tanto provocato dal grazioso incedere delle signore, quanto dalla strafottente presenza di un enorme ombrello giallo condotto sottobraccio dalla mia amica verso la mia barca.
Quella orribile cosa gialla stava per scaricarmi a bordo un’enorme quantità di sfiga. Insomma, dovevo fare qualcosa. Partii d’istinto e, a passo svelto, andai incontro alle due amiche, che per qualche secondo scambiarono la mia irrequietezza per un moto di entusiasmo. “Questo a bordo non sale”, dissi con voce stridula, strappando loro di mano l’orrenda fonte di iattura.
L’ombrello finì in un ripostiglio e la breve crociera non subì incidenti. Ma il trauma non fu mai più superato e pare che ancora oggi a Procida si parli di quel giorno in cui un ombrello stava per salire su una barca a vela.
Perché tutti lo sanno: le superstizioni in barca sono tante e di diversa natura, tutte originate da qualche tradizione e credenza, anche se di qualcuna se ne è persa traccia. Superstizioni diverse, diverse contromisure da adottare a seconda dei paesi d’origine della nave, barca ed equipaggio.
Una superstizione universale, è proprio quella che riguarda il divieto di portare un ombrello a bordo. Questo sembra essere un dogma accettato in tutte le marinerie del mondo, ma quale sia l’origine di tale credenza non si sa.
Ma non per tutti. Per i francesi, infatti, è consentito fischiare se manca il vento, salvo poi dovere smettere immediatamente quando il vento arriva per non provocare tempesta. Secondo molte fonti, pare che il fischio sia un gesto di superbia del marinaio, con il quale intenda sfidare il vento e richiami addirittura l’ira del diavolo.
Il colore verde pare che porti una sfortuna abissale, una delle superstizioni in barca più diffuse. Le origini sono diverse, le più accreditate sono due. La prima si riferisce al colore verde delle muffe che potevano aggredire i legni dei velieri, quindi molto pericolose per il loro disfacimento e, di conseguenza, l’affondamento.
Un’altra riguarda il colore verdino dei cadaveri degli ufficiali di marina che, se deceduti durante lunghe navigazioni, venivano riconsegnati alle famiglie solo al ritorno e quindi dopo tanto tempo e in condizioni di dubbia freschezza.
Anche questo ha una spiegazione che affonda le radici nella tradizione della marineria, ossia nei tempi in cui si portavano a bordo animali vivi per avere cibo fresco. Nel caso dei conigli, si scoprì che amavano attaccare i legni della barca e il cordame, causando con i loro rosicchiamenti, danni ingenti.
Oggi è una credenza scomparsa nel Mar Mediterraneo, ma in Inghilterra resiste ancora a bordo di barche con comandanti orgogliosamente tradizionalisti. Stiamo parlando del divieto di imbarcare banane e, in alcuni casi, di preparare qualsiasi cibo che ne contenga.
L’origine della credenza risiede nella facilità con cui, durante i trasporti lenti di un tempo, andassero a male, producendo gas metano, che è molto tossico. Più banale invece, e meno accreditata, è la motivazione per cui le loro bucce fossero un pericolo per gli uomini dell’equipaggio che avrebbero potuto scivolarci sopra. Insomma di superstizioni in barca ce ne sono di tutti i tipi.
Un’altra vuole che cambiare nome a una barca possa ingannare i marinai che per sbaglio potrebbero imbarcarsi su una nave sbagliata. Fra il sacro e il profano, un’altra spiegazione che riguarda l’usanza di battezzare in chiesa l’ultima doga o la polena del veliero con il nome dato alla nave.
Doga o polena avrebbero dovuto essere l’unica donna imbarcata e cambiare nome avrebbe scatenato la gelosia della donna tradita che, per ritorsione, avrebbe potuto affondare la barca.
Quindi il nome alla barca non si cambia mai, a meno che… Insomma, se proprio la barca dei nostri sogni ha un nome orribile, esistono procedure ammesse per il cambio. Sono diverse, ma la più accreditata riguarda la necessità di cancellare dalla poppa il nome originale in modo che per nessun motivo possa riaffiorare ed eliminarne da bordo qualsiasi riferimento, sbarcando e distruggendo portachiavi, targhe, cuscini, lenzuola e coperte, piatti e bicchieri e ogni altra cosa abbia stampato il vecchio nome. Ma non è che l’inizio.
Se poi facciamo versare un bicchiere di vino rosso da una vergine sulla prora, se mettiamo una moneta sotto l’albero, se facciamo benedire la barca da un prete e se, insomma, mettiamo insieme le decine di osservanze richieste in giro per il mondo, forse possiamo stare sicuri di tenere la sfortuna lontana dal nostro scafo.
Potremmo andare avanti all’infinito, perché a rispettare tutte le tradizioni e superstizioni sarebbe anche vietato tagliarsi i capelli e le unghie a bordo, salpare di venerdì, regalare fiori a un marinaio; persino parlare del grande Vito Dumas sarebbe vietato, visto che per qualche misterioso motivo pare che porti una sfortuna terribile.
Ci fermiamo qui. Sono soprattuto credenze popolari, che aiutano però a tramandare anche vecchie tradizioni e il ricordo di antichi problemi oggi scomparsi.
Solo superstizioni. Ma, visto che la fortuna è cieca e la sua antagonista invece ci vede benissimo, beh… fate voi.
Buon Vento
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articolo divertente tranne lo stupido riferimento ad una persona nel parlare di sfortuna.
suggerisco di rimuoverlo: qualcuno, magari a breve, potrebbe risentirsene.
giampiero
Caro Giampiero, se leggi con attenzione vedrai che si tratta in tutti i casi di antiche credenze e superstizioni, e in nessun caso si è attribuito ad una persona la capacità di portare sfortuna ma all'ombrello. Ovviamente non accogliamo il tuo suggerimento.
Forse si riferiva al grande Dumas :))