Lo Yachting Festival di Cannes è il primo salone della stagione dopo la pausa estiva, è l’occasione ideale per far due chiacchere con chi di barche e motori vive e se ne intende, per fare un consuntivo sull’anno che è finito e previsioni sul prossimo.
Abbiamo incontrato Paolo Ilariuzzi Direttore Commerciale di Suzuki Marine Italia, e non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di farci raccontare le sua visione del mondo della nautica e soprattutto dei fuoribordo. Lo abbiamo intervistato allo stand in mare di Zar Formenti, dove la casa giapponese metteva in mostra buona parte della sua gamma, tra cui anche un 300 bianco a poppa dell’ultima novità del marchio lombardo, lo Zar 85 SL.
Quali sono le sensazioni dopo il primo contatto col Salone? “La sensazione è positiva, il salone migliora di anno in anno, per il numero e la qualità degli espositori. L’evento è evidentemente in crescita”.
Il clou della stagione per voi però rimane sempre Genova: “Si per noi è lo spartiacque tra la stagione che finisce, e quella che arriva. Lo è per noi di Suzuki Italia ma lo è anche per la nostra casa madre che considera il Nautico il punto di partenza del nuovo anno in Europa”.
Una bella soddisfazione per voi: “Si, sicuramente è il risultato anche delle stagioni passate, dell’eerdità di quando quando Genova era il primo salone d’Europa, ma è anche perché la casa madre riconosce al mercato italiano una valore importante, tant’è che anno scelto proprio Genova per lanciare due nuovi motori, in anteprima assoluta”.
Motori su cui c’è ancora la massima segretezza: “Si, ancora non abbiamo voluto rivelare nulla, sarà una sorpresa molto interessante per tutti. L’appuntamento è per il 20 settembre, ci sarà anche la possibilità di provarli in mare sia su battelli pneumatici, su imbarcazioni in vtr e anche in alluminio”.
Lancerete anche nuovi packge o collaborazioni commerciali con qualche cantiere? “Noi quotidianamente sviluppiamo relazioni commerciali con moltissimi cantieri, prima di tutto grazie al buon lavoro che sta facendo Dario Mezzano, che in azienda tra le altre cose si occupa anche di questo. Ma la nostra politica adesso è quella di non legarsi con singole aziende con package “esclusivi”, il nostro mestiere è quello i vendere motori. Pensiamo che si debbano separare le due cose.
Come vedi il mercato dei fuoribordo per i prossimi anni, che direttrici pensi prenderà: “In Italia c’è di buono che è finito il contesto politico da caccia alle streghe, i diportisti, che invece era stata portata avanti dai governi precedenti. Questo è un bel passo in avanti. Abbiamo però il problema di immettere linfa nuova nel nostro mercato: i clienti sono sempre gli stessi, non riusciamo a richiamare nuovi armatori a partire dalle potenze medio piccole, per poi crescere. Questo rischia di farci perdere clienti per gli anni prossimi. Io credo che ci sarà un crescita per il futuro, ma se non interveniamo in questa direzione rischiamo una crescita molto calmierate. Bisognerebbe lavorare tutti insieme per far arrivar nuova clientela, anche giovani e giovani coppie, Come succedeva un bel po’ di anni fa”.
A proposito di lavorare tutti insieme: Nautica italiana – Ucina, una contrapposizione che…? “L’associazione di categoria deve portare avanti gli interessi e i progetti di tutto il settore. Un’associazione disgregata non fa gli interessi di nessuno. Anzi ci fa perdere opportunità. Quello che mi dispiace di più e che i dissidi che vediamo a livello di associazioni non sia altro che un palcoscenico per riprendere e amplificare quelli che sono dissidi tra singole aziende. Una guerra che non fa bene a nessuno, e noi della “piccola nautica” ci rimettiamo ancor di più. Sarebbe bello avere una visione gestionale più matura.”
Tra fuoribordisti vi studiate molto da vicino, e voi negli ulti anni avete eroso importanti fette di mercato, come vedi la concorrenza? “La concorrenza può essere come la crisi, può fare bene. È stimolo per cercare di migliorarsi. Quando sono arrivato dovevamo confrontarci con una situazione molto difficile, dovevamo crearci un’identità molto forte e diversa da quella degli altri. Il nostro concorrente più diretto è Yamaha con cui ci confrontiamo quotidianamente in termini di prodotto, ricerca, novità. Mercury è invece il nostro benchmark in termini di aggressività commerciale, loro hanno un approccio – così come è naturale che sia – molto americano, molto reattivo, hanno nel DNA questa aggressività della ricerca di quote di mercato. Ma certo non bisogna dimenticare anche Honda, Selva, Evinrude e lo stesso Tohatsu che sta ripartendo. Con loro abbiamo un confronto costante col comune interesse di aiutare il settore a crescere.”
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