Prova comparativa per i tre big del teak sintetico
Il teak sintetico sulle coperte delle imbarcazioni sta velocemente e fortunatamente soppiantando l’uso di quello naturale.
Molti sono i produttori di questo materiale ma solo tre sono i più noti e diffusi. Abbiamo voluto quindi mettere a confronto il meglio della produzione attuale in un test “senza esclusione di colpi”.
Li abbiamo quindi contattati e gli abbiamo chiesto di fornirci dei campioni per il test. L’ unica richiesta che abbiamo fatto, è che il teak sintetico da inviarci fosse il loro miglior prodotto e quello più somigliante al teak naturale.
Abbiamo cosi potuto testare e mettere a confronto, in modo semplice, le caratteristiche che più incidono sulla scelta del teak sintetico (Tutta la redazione è stata coinvolta, ognuno quando si trattava di un giudizio soggettivo, ha espresso la sua opinione!).
I teak sintetici oggetto della prova sono, rigorosamente in ordine alfabetico, il Flexiteek, il Permateek ed il Plasdeck.
Ecco cosa abbiamo scoperto:
Estetica e sensazione al tatto
Come primo passo abbiamo deciso di mettere sotto la lente d’ingrandimento l’aspetto estetico, cioè quello che fa innamorare, a prima vista, gli armatori e i loro ospiti.
Una scelta certamente soggettiva, ma importante visto che, una volta scelto, il teak sintetico, ha la caratteristica implicita di mantenere lo stesso aspetto negli anni.
Flexiteek presenta venature e sfumature che lo rendono molto simile, in modo naturale, ad un vero legno. Il suo colore è biscotto chiaro.
Anche Plasdeck è color biscotto, ma l’estetica è meno lavorata, cosa che lo fa apparire un pò più “piatto”e meno naturale.
Il Permateek classic è invece molto diverso dagli altri, ha un colore più bruno che lo rende più simile al teak invecchiato o trattato con olio, meno ad uno del suo colore naturale. Le sfumature tipiche del legno sono assenti. Le venature in bassorilievo, riprodotte durante la lavorazione, sono invece molto marcate e presenti su tutto il pannello. Non sembrano però per nulla naturali.
Un’altra differenza tra i tre prodotti riguarda la larghezza delle doghe e dei comenti. Quelle di Flexiteek sono più strette, snelle ed eleganti, mentre le altre due sono più larghe.
Sotto l’aspetto della sensazione tattile, abbiamo rilevato molta differenza nei tre prodotti. Permateek è di una plastica più dura e ruvida, Flexiteek è più soffice, mente Plasdeck è una via di mezzo tra i due.
Questa prova, a nostro giudizio, vede la seguente classifica: 1 Flexiteek – 2 Plasdeck – 3 Permateek
Temperatura al sole
Vagliamo ora un’altro aspetto che può fare la differenza, la temperatura che raggiunge il teak sintetico esposto al sole. Questo punto lo abbiamo testato in una soleggiata giornata di luglio (temperatura esterna di circa 30°) dove abbiamo lasciato i tre pannelli in prova esposti al sole per qualche ora. Abbiamo misurato, ad intervalli di tempo regolari, la temperatura con un termometro ad infrarossi. Il test è iniziato all’ora di pranzo, cioè il momento più caldo della giornata.
Dopo più di un’ora di esposizione al sole, i pannelli di teak sintetico hanno raggiunto il picco massimo di temperatura. Il più caldo si è rivelato essere il Permateek con una temperatura di 60,8°. A seguire si attesta il Flexiteek con 57,3°, poi il Plasdeck con 53,5º.
Certamente il Permateek è di colore più scuro, dobbiamo sottolinearlo, ma a fine giornata, anche dopo essere stato all’ombra per più di un’ora, era ancora il più caldo (36,8º). Segno che il materiale sembra immagazzinare il calore più al lungo.
Gli altri due pannelli si sono invece raffreddati in modo più rapido arrivando, dopo un’ora di ombra e nonostante la differenza nel picco, alla stessa temperatura cioè 34,8°.
Di pari passo con le rilevazioni termometriche, abbiamo provato la sensazione di calore trasmessa dai materiali, mettendo il piede scalzo sui differenti teak. Qui una conferma dei dati ed una sorpresa.
Il Permateek è il più caldo, il contatto con la pianta del piede lo conferma. Inoltre, la sensazione di caldo, lasciando quest’ultimo appoggiato permane. Questo a conferma che il materiale disperde poco il calore.
Flexiteek invece pur non registrando la più bassa temperatura superficiale, ad un contatto prolungato con il piede sembra essere quello che trasmette meno calore. Segno che la composizione del materiale (brevetto Flexiteek G2) permette una maggior dispersione di calore.
La classifica di questa prova vede quindi a pari merito Plasdeck e Flexiteek che lasciano l’ultima posizione al Permateek.
Peso
Veniamo al peso del materiale che, campioni alla mano, abbiamo calcolato sulla base di un metro/quadrato. Qui è Flexiteek che si dimostra il migliore. Questo è un dato importante da tenere in considerazione su di un’imbarcazione. Abbiamo inoltre messo in tabella, a scopo esemplificativo, quanto peserebbe il rivestimento del ponte di un imbarcazione a vela lunga circa 13 metri.
Campione | cm | cm | cm² | m² | peso kg | peso/m² | superficie coperta | kg tot | |
Flexiteek | 40 | 40,2 | 1608 | 0,1608 | 0,721 | 4,484 | 30 | 134,515 | Flexiteek |
Permateek | 39,5 | 40 | 1580 | 0,158 | 0,848 | 5,367 | 30 | 161,013 | Permateek |
Plasdeck | 41 | 41,5 | 1701,5 | 0,17015 | 1,003 | 5,895 | 30 | 176,844 | Plasdeck |
Prendiamo in considerazione una barca a vela, in particola modo quando è una versione performante. Avere minor peso sulla coperta, oltre a diminuire quello complessivo, significa soprattutto diminuire quello posizionato molto sopra la linea di galleggiamento. Il baricentro dell’imbarcazione rimane così più basso, elemento che contribuisce a diminuire lo sbandamento durante la navigazione a vela, quindi la performance aumenta.
Questo discorso, calza anche per le imbarcazioni a motore che, notoriamente, hanno coperte più ampie in cui servirà posizionare più m² di teak sintetico. Su questi yacht la differenza non si sentirà tanto nella performance, ma nel confort. Soprattutto se sono dotate di Flybridge: meno peso su quest’ultimo significa meno rollio per lo Yacht.
Cassifica: 1 Flexiteek – 2 Permateek – 3 Plasdeck
Resistenza allo sporco
Con questo test volevamo come prima cosa verificare come reagissero i tre prodotti alla contaminazione causata dal rovesciamento di alcuni tra i più comuni prodotti macchianti, quelli che passano giorno per giorno in coperta: caffè, vino, aceto e crema solare.
Per la prima parte abbiamo rovesciati tutte le sostanze macchianti e le abbiamo lasciate sul teak per circa un minuto poi abbiamo rimosso il tutto con il metodo più utilizzato su di ogni imbarcazione, cioè con l’acqua.
Il risultato è analogo su tutti, le macchie sono andate via con una semplice pulizia effettuata con le mani sotto l’acqua che scorreva.
La classifica vede quindi tutti i prodotti a pari merito
Resistenza al danneggiamento
Anche qui un sostanziale pareggio. Nel test sugli urti (abbiamo lascito cadere di tutto sui campioni, anche pesi importanti!) tutti i materiali hanno retto. Non abbiamo rilevato nessun danneggiamento.
Tutta un’altra storia quando invece abbiamo provato a infilzarli letteralmente con punte di forbici o cacciaviti, per simulare i più classici degli incidenti in coperta. Qui nessun campione ha resistito: tutti si sono lasciati trafiggere (il Permateek con un pò più di difficoltà). Inevitabile forse quando si tratta di materiale plastico, in realtà non è nemmeno molto diverso dal legno che tra l’altro, a differenza di questi, non si può riparare se non con un lungo lavoro.
La classifica vede quindi tutti i prodotti a pari merito
Grip
Per testare il grip abbiamo pensato ad una prova molto semplice: creare un piano inclinato su cui posare i campioni di teak a cui a loro volta abbiamo appoggiato sopra una scarpa da vela con un peso all’interno. La massima inclinazione raggiunta dalla scarpa senza scivolare è stata molto simile per tutti i materiali. Abbiamo provato molte volte ed abbiamo raggiunto i 36º di inclinazione, un ottimo traguardo, oltre il quale nessun materiale ha fatto attrito a sufficienza perché la scarpa rimanesse incollata alla superficie.
Al tatto il materiale più ruvido , quindi con quello che sembra maggiore grip è il Permateek, sensazione data dalle venature presenti che sono più marcate.
Classifica: 1 Permateek – pari merito Flexiteek e Plasdeck
Retro dei pannelli, predisposizione all’incollaggio
I tre pretendenti hanno un “lato B” molto diverso fra di loro.
Flexiteek è molto lavorato e presenta una serie di scanalature (altro brevetto) che lo predispongono ad un incollaggio facile, esente da bolle e da fenomeni di “scivolamento”. Permateek ha il fondo “micro forato” e Plasdeck è il più liscio di tutti.
Questo capitolo vede, per ovvi motivi di semplicità e qualità d’installazione, la seguente classifica finale: 1 Flexiteek – 2 Permateek – 3 Plasdeck
Considerazioni finali
Le classifiche parlano chiaro e, anche se le singole differenze non sono enormi, Flexiteek è senza dubbio il vincitore del confronto.
Si è dimostrato polivalente, non ha sfigurato sotto alcun aspetto ed è anche il più simile al legno.
Ma è anche vero che l’ultima parola spetta all’armatore o, meglio al suo gusto personale. Questi teak sintetici sono peraltro venduti in moltissime diverse tonalità cromatiche, per cui ogni ognuno potrà scegliere, attingendo alle cartelle colore dei tre produttori, la tinta che più gli piace, che meglio si accosta alla propria imbarcazione.
La redazione ringrazia tutti e tre i produttori che, a dimostrazione della loro buona fede, si sono prestati senza esitare alla prova.
Di seguito trovate i loro singoli recapiti.
Flexiteek
Via guidetti 45, 40052 Passo Segni (BO)
Tel: +39 338 3422028
Permateek
Via Foscolo 8, 34131 Trieste
Tel: +39 040 2453942
Plasdeck
Via Graz 12, 38121 Trento
Tel: +39 366 4078168