Un carrello per la barca, come quelli che Tecnitrail costruisce dal 1977, non ha solo il vantaggio di rendere la barca… terrestre, per trasportarla da una località all’altra a rimorchio della macchina. Ma ha anche due ulteriori punti di favore per il diportista. Il primo è che una volta arrivato al luogo in cui vuole iniziare a navigare mette in acqua lo scafo in autonomia. Il carrello stradale da strumento di trasporto diventa macchina operatrice. Grazie ai rulli e al verricello consente l’alaggio e il varo. Così il diportista, felice, risparmia l’intervento della gru.
“Il secondo vantaggio di chi carrella la barca”, spiega Paolo Padovan, amministratore dell’azienda vercellese, “è che può lasciarla in secca per l’inverno direttamente sul carrello. Non è necessario metterla in cantiere, basta avere a disposizione uno spazio qualsiasi, c’è gente che la tiene nel giardino dietro casa”.
Ma a differenza di quanto è comune in America, in Europa i cantieri non vendono direttamente la barca con il carrello. Quindi spesso la scelta arriva solo in un secondo momento. Ci sono quindi alcuni elementi cui bisogna fare attenzione quando si sceglie il carrello. Intanto le norme di legge.
Illustra Padovan: “Chi compra una barca americana, spesso, non ha un carrello utilizzabile perché non è omologato per circolare sulle strade europee. Quindi ha bisogno di un mezzo adatto alle forme della sua barca, ma anche al codice della strada locale”. Codice della strada che indica un limite invalicabile: il carico rimorchiato non può essere superiore al peso della macchina che traina. Nel caso della patente B c’è un ulteriore vincolo: il limite totale della massa “guidabile” (auto più barca) è 3,5 tonnellate. Questo significa che dalla massa rimorchiabile bisogna sottrarre il peso del carrello.
“La nostra attenzione alla riduzione di peso passa sia dalla scelta dei migliori acciai zincati ma anche attraverso la personalizzazione del nostro modello sulla barca specifica. Perché scegliamo solo gli elementi che servono per quella barca e niente di più che aggiunge solo peso inutile. Per chiarire, il nostro carrello omologato fino a un carico da 3,5 tonnellate (utilizzabile con la patente B-E, ndr) pesa 650 kg invece dei 1500 di altri produttori”, pur ponendo l’attenzione ai dettagli come il parafango con profilo antiurto e paraspruzzi in gomma.
Ma non è solo una questione di pesi. Alcune categorie di diportisti hanno esigenze particolari. Per esempio velisti da deriva o pescatori hanno necessità di portarsi dietro l’attrezzatura. Tecnitrail consente a loro di avere carrelli adattati alle loro necessità, con cassoni che possano contenere, canne da pesca e cassette strumenti, per gli uni e vele, boma, scotte, derive ecc. per gli altri. Ma uno scomparto in più da avere per riempirlo di tutto ciò che deve stare vicino alla barca, come per esempio la cassetta dei ferri completa o il materiale di rispetto, senza avere l’obbligo di portarsi tutto in mare, fa comodo a chiunque.
C’è anche un altro aspetto che va preso in considerazione. Il carrello, di base, si deprezza pochissimo nel tempo. “I nostri prodotti per i diportisti hanno un listino che va dai mille ai cinquemila euro a seconda del modello e della personalizzazione” – specifica l’imprenditore piemontese – difficile che un carrello usato di 10 anni valga meno dell’80 per cento del nuovo”.
La proposta Tecnitrail, articolata a tal punto da prevedere anche carrelli porta auto, porta moto, cassoni, furgoni e persino rimorchi per case mobili, deve alla nautica circa il 70 percento del fatturato aziendale. Questo perché è molto apprezzata anche dagli operatori professionali che scelgono i suoi carrelli semoventi o trainabili omologati per cantieri. La personalizzazione, anche in questo caso è la chiave di volta, perché possono essere realizzati carrelli anche solo per uso interno, senza targa né luci stradali, per barche fino a 12 tonnellate.