Teo Aiello e Sergio Davi sono arrivati, hanno attraversato l’Atlantico con un Prince 38

Teo Aiello ha attraversato l’Atlantico con l’Aretusa Explorer e Sergio Davì: lo abbiamo intervistato appena arrivato a Kourou, nella Guyana francese, dopo 6 giorni e 8 ore di navigazione no-stop.

“Lo rifarei domani mattina. Se mi dicessero torna a casa in gommone, lo farei subito, nonostante io sia appena arrivato. –  Teo Aiello, co-proprietario di Nuova Jolly, non ci pensa due volte. – Questa con Sergio è stata un’esperienza bellissima, non trovo le parole giuste per descriverla”.

Sono appena sbarcati a Kourou, nella Guyana Francese, dopo 6 giorni e 8 ore di navigazione ininterrotta. 1770 miglia percorse in pieno oceano Atlantico dopo essere partiti da Mindelo (Capo Verde), per una tratta della Sergio Davì Ocean To Ocean Rib Adventure.

L’impresa vede Sergio Davì impegnato ad arrivare a Los Angeles da Palermo, dove è partito lo scorso dicembre. Nella tappa da Gran Canaria a Mindelo l’aveva accompagnato Antonio Aiello, fratello di Teo, e co-proprietario del cantiere Nuova Jolly Marine, casa produttrice del Prince 38 Aretusa Explorer, il rib con cui Sergio sta affrontando l’impresa.

Una tratta che è valsa il doppio record atlantico a Sergio Davì che ha molto ringraziato Teo Aiello “ringrazio Teo Aiello di Nuova Jolly Marine per aver condiviso con me l’indescrivibile emozione di attraversare l’immensità dell’Atlantico”. Il Prince 38 Aretusa Explorer ha dunque ancora una volta confermato la potenza e la prestanza che già avevano stupito Antonio Aiello.

Sono molto orgoglioso del Prince 38 – ci dice Teo – Ci sono stati due momenti particolarmente intensi durante il viaggio, uno è stato vedere di notte la scia di plancton fluorescente sulla coda del rib, uno spettacolo indescrivibile. L’altro è stato senz’altro osservare il Prince 38 tenere il mare e il peso in un modo incredibile. Ha affrontato l’oceano con 7.500 litri di carburante, 150 litri di acqua, due persone, più il proprio peso. È come avesse trasportato 80 persone da 90 kg ciascuna. E lo ha fatto in mezzo ad onde di 3 metri.

Tre giorni in dislocamento e 3 giorni e mezzo in planata “I primi tre giorni trasportavamo ancora troppo peso, dovevamo andare ancora in dislocamento, ma alla soglia del 5570 litri abbiamo voluto tentare la planata a 23/24 nodi e Aretusa planava anche in quelle condizioni. Abbiamo aspettato altre 12 ore per iniziare la planata vera e propria, ma ci siamo tolti una soddisfazione confermando le eccellenti doti dei questo Prince 38”. 6603 i litri di carburante consumati, 3,7 litri per miglio consumati di media, a fronte dei 7.500 imbarcati, i due Suzuki DF300B dual prop hanno lavorato benissimo, così come l’elettronica Simrad”.

Inevitabili i momenti critici e le difficoltà che, anche se previste, si sono rivelate comunque impegnative. “La manovra più delicata era sicuramente fare rifornimento di carburante. Le prime tre volte lo abbiamo fatto prima dell’imbrunire, quando avremmo dovuto affrontare poi 12 ore di buio. Con un’andatura di 8 nodi ancora consumavamo poco. Per travasare circa 400 litri impiegavamo circa 45/50 minuti e ci sentivamo come gli astronauti durante la passeggiata lunare. Prima di uscire dalla cabina trasparente in cui si trova il posto guida dovevamo mettere la tuta cerata, il giubbotto salvagente, i guanti e la maschera per le esalazioni, infine dovevamo poi camminare su serbatoi che erano posizionati praticamente a filo del tubolare, i serbatoi più rialzati erano taniche espansibili e morbide, i serbatoi flessibili della Orca Pennel & Flipo. Camminavamo dunque su questi enormi cuscini molli e poco stabili, in mezzo ad onde di 2/3 metri e con il vento che inevitabilmente ci faceva perdere l’equilibrio. Abbiamo armato una life line lungo il T-Top, alla quale ci agganciavamo con dei moschettoni e abbiamo predisposto delle cime di una lunghezza tale che se anche fossimo caduti in mare non saremmo mai arrivati in acqua vicino ai motori. Tutto questo trasportando da poppa a prua le attrezzature per il travaso. Sono state operazioni davvero delicate e complesse ma, per fortuna, è andato sempre tutto bene”.

In un viaggio avventuroso come questo è importante il coraggio, la voglia di scoperta, ma la potenza è nulla senza controllo. Una maniacale attenzione ai consumi ha fatto sì che i questi fossero sempre calibrati al litro. “Facevamo e rifacevamo i conteggi del carburante anche ogni quarto d’ora se per un qualunque motivo ci trovavamo a fare operazioni, manovre e accelerazioni o rallentamenti non previsti. Abbiamo riconteggiato la benzina residua e le previsioni di consumo centinaia di volte. Sapevamo di aver imbarcato 7.500 litri, ma facevamo sempre i conti a 7.200, ciononostante siamo arrivati avanzando quasi 900 litri.”

Teo Aiello ci offre poi su questa avventura un punto di vista diverso rispetto al fratello Antonio, che nelle nottate aveva trovato i momenti più critici. “La notte era bellissimo – ci dice Teo – vedevamo solo tutto buio e le luci della strumentazione. Il mare a guardarci, e basta. Prima della partenza ho pensato che avremmo incontrato diverse navi, magari una ogni 50 miglia, e invece ne abbiamo incontrate solo due: un peschereccio a 500 miglia dalla costa della Guyana Francese e una petroliera olandese a 700 miglia dalla costa. La petroliera ci ha raggiunto tramite canale VHF, il comandante era un fan dell’Aretusa Explorer e di Sergio e stava seguendo l’impresa tramite i canali social, ci siamo avvicinati a 6 miglia da loro per salutarli e ci hanno rassicurato dicendoci che ci tenevano d’occhio. Il pensiero di non essere completamente soli nell’oceano sconfinato ci ha confortato ed emozionato”.

Ma Ocean To Ocean Rib Adventure è anche ricerca: durante la navigazione, infatti, vengono fatti dei campionamenti sulle acque oceaniche per controllare la presenza di microplastiche. Le ricewrche condotte dall’Aretusa sono per conto dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia. “Abbiamo fatto 4 campionamenti lungo questa tratta, è stato particolarmente interessante perché con il gommone a diverse velocità abbiamo potuto raccogliere acqua sempre diversa”.

A proposito di microplastiche, plastiche e inquinamento chiediamo a Teo se ne abbiano incontrate traccie durante la traversata “Devo dire che abbiamo trovato l’Oceano particolarmente pulito, nessuna isola di plastica galleggiante, nessuna sporcizia, in compenso abbiamo avuto incontri ravvicinati con diversi animali marini. È capitato di essere accompagnati per diversi minuti da un branco di delfini che nuotavano davanti alla prua e che fino a poco prima avevano la rotta opposta alla nostra. Come è capitato anche i dover ogni mattina togliere dal mezzo numerosi pesci volanti, che, ad avere un limone e una cucina minimamente attrezzata sarebbe stato anche utile” ci dice scherzando.

Oltre ai pesci volanti, però, sull’Aretusa non è entrato altro: neanche una goccia di acqua. “Uscendo da Mindelo ci siamo trovati con vento al traverso, onda lunga oceanica e le onde increspate prodotte dagli alisei. Non una goccia d’acqua a bordo, il gommone in dislocamento era accompagnato dalle onde e totalmente asciutto. Abbiamo acceso diverse volte le pompe di sentina, ma senza trovare niente. Anche in questo caso il Prince 38 si è dimostrato un grande battello”.

Prossimo appuntamento per la gamma Prince sarà per il 21 piedi, che sarà impegnato nella risalita delle acque interne verso le capitali europee, mentre l’Aretusa di Sergio Davì proseguirà il suo viaggio con le tappe previste aiCaraibi

“Mi tratterrei ancora volentieri – confessa Teo Aiello – ma i numerosi impegni in Nuova Jolly Marine mi aspettano, la stagione nautica è ormai alle porte”.

Annarita Mariani

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