I tre giorni di Maestrale che abbiamo passato a Santa Teresa di Gallura sono stati provvidenziali per terminare di redigere alcuni test che avevamo in corso, in particolare quello sulle cime d’ormeggio e sulla drizza che ci erano state consegnate da Gottifredi Maffioli poco prima della nostra partenza.
Il vento teso, che ci ha costretto a prolungare la nostra sosta, ci ha permesso infatti di sostituire comodamente la drizza per la passerella e di effettuare le rilevazioni empiriche che hanno determinato i risultati di questo test.
Lo steso dicasi per le cime d’ormeggio, alle quali abbiamo riservato un trattamento bizzarro ma efficace, i cui risultati vi esporremo di seguito. Ma andiamo per ordine…
La drizza che ci è stata consegnata è una Softech da 10 mm di Gottifredi Maffioli. E’costruita in doppia treccia ed ha un’anima in Dyneema ed la calza in poliestere, il suo carico di rottura è di 4.350 kg.
Nel nostro test andremo a verificare se esiste, o meno, un guadagno in termini di allungamento rispetto alla drizza attuale, una doppia treccia in poliestere da 12 mm, un pò vecchiotta ma in ottimo stato, visto che è sempre stata utilizzata per la passerella e che è ha un diametro superiore a quella in esame.
Il nostro test sarà empirico, osserveremo i risultati e prenderemo misurazioni ricavandone quindi dati certi. Premettiamo che il sistema di trapezio e relative cime che equipaggia la nostra passerella di Carbonautica (altro test di cui parleremo più avanti) presenta una certa elasticità di base ma, assumendo che sarà la medesima nelle due misurazioni che andremo ad effettuare, il suo comportamento sarà ininfluente ai fini dei risultati del test.
La persona che salirà sulla passerella pesa 75 kg ed è posizionata nel medesimo punto della passerella al momento delle misurazioni. La lunghezza utilizzata delle due drizze è, dallo stopper al trapezio della passerella, pari a 40 mt.
Come possiamo chiaramente vedere dai numeri sotto riportati, il guadagno in termini di minor allungamento è notevole. Dieci centimetri e mezzo sono tanti, specialmente se pensiamo che il diametro della nuova drizza (10mm) è inferiore del 20% a quello della drizza originale (12mm).
Se ora volessimo migliorare ulteriormente il sistema sarebbe opportuno sostituire anche le cimette che equipaggiano di serie la nostra passerella con delle cime in dyneema. La rigidità del complesso aumenterebbe ulteriormente e, con essa, la nostra stabilità.
Se pensiamo inoltre all’uso più consueto della drizza, utilizzando cime di questo tipo avremmo due vantaggi molto interessanti.
Il primo deriva dalla riduzione del diametro della drizza, issare ed ammainare sarà più semplice perchè tutto sarà più leggero e scorrevole.
Il secondo riguarda la regolazione delle inferiture delle nostre vele che, con una drizza di questo tipo, potrebbero essere regolate molto meglio e non avere il fastidioso effetto “molla” in presenza di venti sostenuti. Con meno grasso avremmo una vela che porta meglio e che, sopratutto, sbanda molto meno, anche sotto raffica.
Molto spesso si tendono ad etichettare prodotti come “da regata” quando invece, se impiegati in crociera, danno risultati, in termini di comfort e sicurezza inaspettati, ma di questo parleremo più avanti …
Misura iniziale | Misura con carico | Differenza | |
Drizza in doppia treccia di poliestere da 12 mm | 66,5 | 21,6 | 44,9 |
Drizza Softech Gottifredi Maffioli da 10 mm | 64,5 | 30,0 | 34,5 |
Differenza di allungamento | 10,4 |
Le caratteristiche richieste a queste cime sono principalmente tre: elasticità, resistenza all’abrasione e maneggevolezza. Devono quindi rimanere “morbide” dopo l’esposizione al salino e alle molteplici trazioni.
Per esaltare l’esposizione al salino le cime d’ormeggio sono state calate in mare e rimorchiate per qualche miglio, dopodiche sono state messe ad asciugare in modo da “fissare” il sale all’interno delle maglie.
Dopo questo trattamento le abbiamo “normalmente” usate per i nostri ormeggi ai gavitelli e ai porti dove finora ci siamo fermati.
La parola “normalmente” è stata virgolettata perchè, in realtà, di normale nei nostri ormeggi c’era ben poco. I gavitelli sono stati volutamente presi in modo errato, cioè facendo passare la cima nell’anello del gavitello e abbittandola alle due bitte laterali di prua. Questa modalità, sbagliata, fa si che la cima, con i movimenti della nostra barca che brandeggia al vento, strofini continuamente all’interno dell’anello.
Gli ormeggi nei porti sono stati tutti effettuati lasciando una delle due cime in bando, in modo da sollecitare solo la rimanente.
Insomma gliene abbiam fatte passare di ogni ma, il meglio, lo abbiamo sperimentato durante il Maestrale che, nella giornata dell’ 11 agosto, ha dato il meglio di se qui nelle Bocche di Bonifacio.
Il Daydreamer era ormeggiato con la poppa al Maestrale, posizione perfetta per il test e noi, ovviamente, abbiamo lasciato in trazione solo una delle due cime.
Dopo esser state sottoposte a tutti i sadismi descritti, non presentano nessun segno grave di abrasione e, per quanto impregnate di sale siano (parecchio) rimangono morbidissime, è un piacere addugliarle e maneggiarle.
Gli unici segni, peraltro di modesta entità, sono quelli evidenziati nelle due foto.
Le Maxidock di Gottifredi Maffioli passano quindi l’esame a pieni voti e, visto che non gliele ridiamo nemmeno morti, chi volesse provare a “toccarle con mano”, può farlo senza problemi incontrandoci durante la nostra crociera o durante il salone nautico quando il Daydreamer sarà esposto al Marina Porto Antico, appositamente per le verifiche dei lettori.
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