Per essere felici toccando il fondo, quando si è in barca, ci vogliono due condizioni: farlo con un’ancora e farlo bene.

Il tema degli ancoraggi è piuttosto vasto e ci dovremo per forza tornare su. Oggi ci limitiamo a vedere come si realizza una manovra che ci permetta di fare bene due cose: dare ancora e rimanere attaccati al fondo. La manovra completa comprende anche la possibilità di salpare senza intoppi, ma lo vedremo nei prossimi giorni.

Il primo passo è quello di verificare il gavone dell’ancora. La catena deve essere il più possibile distesa e non devono esserci possibilità che si aggrovigli fino a bloccarsi sotto la base del verricello. Se si ha una linea mista, catena/cima, la cima deve essere raccolta a parte e non lasciata sotto la catena.

Una volta che siamo certi che tutto sia in ordine e che verricello e frizione siano funzionanti, procediamo verso il punto dove ancorare.

La scelta della rada non è casuale, e oltre al tipo di fondale dipende essenzialmente dalle condizioni meteo presenti e previste.

La manovra inizia con un giro di perlustrazione. Stabilito che quella che ci troviamo di fronte è la rada dei nostri sogni di cui conosciamo caratteristiche del fondale e profondità, dobbiamo individuare il punto esatto dove dare fondo. Che avrà queste caratteristiche: possibilmente sarà su un fondale di sabbia, a debita distanza dalle altre barche e dalla costa.

Per giusta distanza si intende quella misura che ci permette, con la lunghezza della nostra catena usata come raggio, di ruotare di 360 gradi senza trovare ostacoli.

Anche le altre barche ruotano quando ruotiamo noi sotto l’influenza del vento ma… ma non tutte ruotano alla stessa maniera (quelle a motore, solitamente meno immerse, a parità di dislocamento ruotano più velocemente di quelle a vela) e in assenza di vento, i giochi delle correnti o i piccoli refoli che spirano con la brezza notturna, possono orientare le barche in posizioni diverse.

Quindi prediamoci spazio.

Una volta individuato il punto e conosciuta la profondità, ci disponiamo con la prua al vento e a barca ferma facciamo dare fondo. L’ancora deve scendere il più velocemente possibile ed è per questo motivo che è meglio usare la frizione del verricello. I meccanismi sono diversi ma il principio di funzionamento è lo stesso. Con una manovella apposita si apre la frizione e il verricello ruota a vuoto facendo filare la catena molto velocemente. Quando si stringe nuovamente la frizione il verricello blocca la discesa.

Il più delle volte però i diportisti preferiscono usare il verricello elettrico anche per dare fondo. Quindi procediamo a calare catena e quando l’ancora è sul fondo, diamo retro e arretriamo lentamente per qualche metro. Blocchiamo la catena, attendiamo che questa vada in tensione, segno che l’ancora ha fatto testa, ossia si è aggrappata sul fondo, quindi velocemente riprendiamo a filare per distendere il nostro calumo, ossia tutti metri di catena necessari per realizzare un buon ancoraggio.

Quanti metri? A questa domanda c’è una risposta da manuale: dalle 3 alle 5 volte il fondale. Ossia, se siamo su 5 metri di acqua, daremo 15 metri di calumo come minimo. Ma se andiamo a prendere qualche manuale della marina militare o quelli di qualche decennio fa, quando le rade erano semi deserte, si può leggere che si deve dare catena “dalle 7 alle 10 volte il fondale”.

Ricordiamoci comunque che è il peso che ci tiene ancorati sul fondo e non la forma dell’ancora o meglio non solo. Perchè se la forza del vento o le sollecitazioni del beccheggio non sono più assorbite dalla catena poggiata sulla sabbia ma arrivano a sollecitare il “ferro”, la possibilità che l’ancora spedi è altissima, quasi una certezza.

Tradotto nella pratica, se prendiamo il caso di una barca a vela di circa 40 piedi che cala catena per cinque volte il fondale, all’aumentare del vento il peso della linea d’ancoraggio sarà via via sempre meno sufficiente fino a quando l’angolo di trazione sarà così alto da far mettere in crisi il nostro ancoraggio come vi mostriamo nel disegno qui sotto.

 

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Abbiamo dato fondo, fatto fare testa, e poi filato il resto del calumo. Tutto a posto dunque? No, rimane da fare la verifica. Come facciamo a essere sicuri che la manovra sia riuscita?

Intanto, se in presenza di vento la barca brandeggia, ossia si sposta da una parte all’altra facendo perno sul punto di ancoraggio, è un ottimo segno di buona presa sul fondo, altrimenti scarroccerebbe.

Detto questo, procediamo nella maniera più corretta. Osserviamo un punto fisso a terra rilevandolo a occhio o con la bussola da rilevamento, diamo una buona dose di retro e vediamo se nei secondi successivi il rilevamento del punto rimane lo stesso. Se è così possiamo rilassarci, altrimenti si deve rifare tutto da capo.

Un trucco che uso spesso, seppure non sia proprio ortodosso e da insegnare ai giovani allievi, è il seguente: data retromarcia e messa la catena in tensione, appoggio la pianta del piede sulla catena nel tratto che va dal verricello al musone. Se avverto le vibrazioni della tensione, vuol dire che tutto è ok; se avverto un saltellìo sulla catena vuol dire che l’ancora sta saltellando sul fondo.

Una volta finito, ci si può godere la giornata in rada fra bagni e sonnellini. E quando viene notte, per dormire sonni più tranquilli, non è una brutta idea allungare un po’ il calumo, e tornare ai vecchi manuali di una volta in cui ci consigliavano tanta catena in più.

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