Traina alla leccia . Alcuni consigli e trucchi di pesca, luoghi e momenti migliori

Un classico della pesca alla leccia è senza dubbio la foce dei grandi fiumi e tra le tante potremo ricordare degli hot spot dalla fama ormai nota, come la foce del fiume Tevere (ma potremmo parlare anche di altri fiumi italiani) o, per esempio, quella del fiume Ebro in Spagna.

Le lecce frequentano stagionalmente tali aree in cerca del tanto pesce foraggio qui presente e, in particolar modo, i nostri riflettori si accendono su un pesce eurialino che rappresenta l’esca principe in tali zone, ovvero, il muggine. Anche se in alcuni periodi anche altre esche come l’aguglia, il sugherello, o la leccia stella possono dare buoni risultati, il muggine di grandi dimensioni (anche superiore al chilo di peso) non fallisce quasi mai.

Le aree di interesse della nostra traina saranno tutte quelle della foce e del tratto di mare influenzato dalla corrente del fiume fino alla profondità di dieci, quindici metri.

Saranno da battere anche le zone di costa a sinistra e a destra del fiume anche per ampi tratti e, non di rado, potremo trovare i pesci anche per alcune centinaia di metri all’interno del fiume. In ogni modo, una delle zone migliori rimane sempre il punto in cui la corrente del fiume incontra quella del mare, formando dei rimescolamenti di acqua che risultano micidiali.

Le lecce frequentano, generalmente, queste zone dalla tarda primavera all’autunno. In genere da maggio a luglio gli incontri non sono numerosissimi e la taglia media non è molto alta, anche se capitano eccezioni. La presenza delle grosse lecce comincia invece ad essere più massiccia ad agosto per avere il suo apice nel mese di ottobre per arrivare numerose, a seconda delle stagioni, fino a metà novembre. In ogni modo, con il riscaldamento medio annuale delle acque, negli ultimi anni si stanno osservando delle variazioni nelle abitudini di questi pesci.

Le zone di foce sono aree di traina particolari, molto influenzate dai flussi di corrente e di marea ed è molto conveniente cambiare direzione di traina: a favore di corrente, in senso contrario e facendo passaggi trasversali.

Aree antropizzate e centrali idroelettriche

Un discorso a parte va fatto per i flussi di acqua calda provenienti dalle centrali idroelettriche. Come ben sanno anche i pescatori che da terra frequentano tali aree (là dove la pesca è tollerata), queste rappresentano hot spot eccezionali (hot è proprio l’aggettivo giusto) che richiamano, specie durante l’inverno, una quantità incredibile di pesce foraggio come muggini, salpe ed occhiate e, conseguentemente, molti tipi di predatori. Non fa eccezione la nostra amata leccia amia che frequenta le zone di mare influenzate dalle correnti calde già dal mese di marzo. Infatti, la prima accostata si nota in questo periodo e non è raro imbattersi in esemplari da capogiro che qui cacciano le proprie prende in pochi metri d’acqua. Attenendosi sempre alle norme di legge che disciplinano la pesca da natante in tali zone, dobbiamo ricordare che i flussi di acqua calda influenzano la biologia locale fino ad una grande distanza da riva e potremo trovare le nostre lecce fino a fondali di 15/20 metri, a seconda della zone.

Queste aree sono ottime fino a quando, con l’arrivo della bella stagione, le temperature si alzano troppo e non vengono più frequentate dai grossi predatori. La situazione comincia nuovamente ad essere molto interessante a metà ottobre fino al mese di dicembre. Anche in queste zone il muggine è sempre un’esca eccellente, ma può trovare ottime alternative in grosse salpe, occhiate, sugherelli e aguglie.

Per quella che è la mia esperienza, ho notato un’alta attività delle lecce più grandi con venti che soffiano dai quadranti sud.

Emiliano Gabrielli

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