Nella traina mediterranea sia con artificiali, sia con esca viva si utilizza, nella maggior parte dei casi, il mulinello rotante; si inizia dalla classe di lenza 12 libbre fino ad arrivare, per “big” esemplari, alla misura 30 libbre. Ahinoi, pescatori del tricolore, non andremo a toccare quei mulinelli con classi di lenza superiori poiché il mare attorno allo stivale difficilmente riesce a donarci “strike” memorabili come in oceano. Il mondo della pesca propone un’infinità di modelli e dimensioni, ma il consiglio sulla scelta è legato all’indubbia qualità della frizione. Possiamo asserire che una frizione ben tarata è sicuramente il cardine del successo in un combattimento….
Con frizione s’intende il sistema di frenatura della lenza in uscita. Nel mulinello rotante d’ultima generazione è possibile attivarla per mezzo di una leva installata nella parte destra del corpo. Chiudendola, si regola una molla che comprime un disco in carbonio sulla bobina, aumentando così l’attrito e di conseguenza la giusta forza frenante.
Il “preset” della frizione lavora gradualmente con tre posizioni fisse:
1) “Free”, in questo caso si libera il disco, quindi la fuoriuscita non frenata della lenza madre dal mulinello;
2) “strike”, come ci suggerisce la parola anglosassone, è la posizione consigliata al momento dell’abboccata e durante il combattimento;
3) “full” per avere la massima frenatura.
La regolazione della frizione è un’operazione indispensabile, sempre che sia effettuata con attrezzatura in buono stato e soprattutto con monofilo non usurato.
Per essere scrupolosi, si consiglia di usare un dinamometro; elenchiamo i passi fondamentali della regolazione:
Ponendo la leva su “strike” e tirando tramite il dinamometro la lenza in bobina, la frizione del mulinello dovrà iniziare a slittare a circa il 25% del carico di rottura dichiarato sulla confezione della lenza madre imbobinata.
A volte, per raggiungere il giusto compromesso nella regolazione, conviene agire anche sulla leva “preset”. In sintesi, con monofilo reale da 30 libbre, lo strike va impostato a circa 4 chilogrammi. In questo modo, se la regolazione è stata ben calibrata al carico di rottura, non si rischia di rompere la lenza sulla ripartenza del pesce. Per ben tarare lo “strike”, in commercio si trovano a buon mercato dei dinamometri a molla che hanno un anello sulla scala di potenza in modo di indicare precisamente il massimo sforzo. E’ un attrezzo che con pochi euro ci permette di avere una precisione assoluta del carico di rottura. Di recente, il mondo alieutico ci richiede dei mulinelli speciali, poiché abbiamo la necessità d’imbobinare multifibra d’ultimissima generazione dove con un diametro sottilissimo si ha pari resistenza del monofilo. Per essere maneggevoli e non avere bobine ingombranti e troppo capienti, questi nuovi rotanti vengono prodotti molto compatti ma con una potente frizione; in poche parole una scocca di un 12 libbre ma con la frizione di un 30 libbre, sicuramente il futuro per la pesca sportiva.
Alla base di un buon funzionamento del mulinello c’è un’accurata manutenzione.
Dopo ogni battuta di pesca conviene risciacquare i mulinelli e di conseguenza le canne ed i passanti con acqua dolce. Mai usare un getto diretto perché la pressione dell’acqua, con il tempo, favorisce a far penetrare il sale nei meccanismi, aumentando così sia rischi di grippaggio che di ossidazione. Per quanto riguarda la lubrificazione; dobbiamo fare attenzione ad usare solo materiali e grassi specifici, altrimenti si rischia di sballare il potere frenate del mulinello. Saltuariamente merita pulire e ingrassare le parti interne, mentre esternamente ogni tanto conviene spruzzare il tutto con del silicone in modo di formare sopra una piccola patina lubrificante e protettiva. Un accorgimento da seguire sempre è quello di mettere i rotanti in fase di riposo con la leva della frizione non caricata per non rischiare di comprimere la postura del disco della frizione.
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