Un trucco per un ancoraggio “morbido” e sicuro

Aggiorniamo questo articolo, pubblicato l’anno scorso, con una foto scattata in acqua dalla quale si può chiaramente vedere il funzionamento del sistema. Noi stiamo ancora utilizzando questo “trucco” con soddisfazione.

La profondità a cui si riferisce lo scatto è di cinque metri e la trasparenza dell’acqua ci ha permesso di inquadrare il tutto.

Il sistema funziona, come al solito, alla grande. La linea d’ancoraggio è più pesante e quindi più sicura a parità di raggio di rotazione della barca.

Quando il vento rinfresca, nella foto c’erano una 15na di nodi,  abbiamo notato che la catena si sollevava molto più progressivamente e “morbidamente” dal fondo. L’angolo di trazione rimane più contenuto, quindi più efficace.

La pratica

Quando siamo in rada, specie se vi sono molte barche, non sempre riusciamo a dare i metri di catena che vorremmo, la presenza di scogli, la vicinanza dalla riva e la profondità non sempre giocano a nostro favore.

La maggior parte di noi gia utilizza un sistema con cui scaricare il salpancore dalla trazione esercitata dalla linea di ancoraggio, sia esso unChain Clower come quello di Tribordo che usiamo noi, o un qualsiasi sistema equivalente che funzioni (il nostro però è proprio comodo).

Il trucchetto, semplicissimo peraltro, consiste nel dare un bel pò di catena aggiuntiva dopo aver assicurato il chain clower, a poppavia dello stesso,  fino a quando la stessa tocchi il fondo o quasi.

Nella foto si capisce bene come sia semplicissimo realizzare questo sistema d’ancoraggio, vediamone  ora i vantaggi supponendo un ormeggio su di un fondale di cinque metri.

Se abbiamo fatto un ancoraggio da manuale avremo dato catena per una lunghezza da  tre a cinque volte la profondita, nel nostro caso in rada con ostacoli abbiamo dato 20 metri di catena. Una catena da 10 mm pesa circa 2 Kg. per ogni metro lineare, quindi sommati alla Delta da 20 kg che abbiamo a bordo, abbiamo una linea di ancoraggio che pesa nel suo complesso 60 kg e che misura poco meno di 21 metri.

Ora sappiamo che quando il vento rinfresca, la nostra linea di ancoraggio si solleverà progressivamente dal fondo, il peso della nostra linea determina l’elasticità complessiva del sistema.

Quando tutta la catena si solleva entra in gioco la presa dell’ancora sul fondale e l’angolo con cui viene sollecitata l’ancora è determinante per la sua tenuta.

Con il nostro sistema, che già beneficia di un punto di trazione più basso per via dell’utilizzo del chain clower,  avremo dato circa 10 metri in più di catena, pari a 20 Kg., ma sopratutto al 50% in più del peso della catena e al 33% dell’intera linea d’ancoraggio.

Con la barca della redazione abbiamo utilizzato questo sistema durante la crociera dei test e abbiamo potuto notare che l’angolo di trazione sotto raffica era molto più favorevole, la barca strattonava molto meno e, sopratutto, tendeva meno a bordeggiare (brandeggiare), diminuendo quindi grandemente il rischio complessivo.

I test di cui sopra sono stati rilevati anche durante una maestralata da una trentina di nodi durante la quale siamo stati molto più tranquilli e comodi.

Non ci rimane che ringraziare quindi il mio amico Marco Marchi che, ancora una volta, si è dimostrato fonte di preziosi consigli.

 

Conosco Marco Marchi da un sacco di tempo, è  toscano, velista e regatante, un mix esplosivo se si considera che di base è anche un inventore, oggi fa con successo “l’azzeccabordi” (il tattico)  su barche molto competitive.

Marco Marchi,  l’inventore del trucco

In passato, quando regatavamo insieme in altura sulla mia precedente barca, ci siamo spinti fino a realizzare delle vele che sulla carta non esistevano ancora, ma di questo vi parleremo un’altra volta …

Nel corso della crociera con la barca della redazione lo abbiamo incrociato ed abbiamo passato insieme un pò di giorni, lui era a bordo di un Grand Solei 37, il Kryos, con il quale l’equipaggio ha vinto parecchie regate negli ultimi anni.

Come al solito con Marco c’è sempre da imparar qualcosa e, in questo caso, ho notato la sua linea d’ancoraggio e me la sono fatta spiegare per bene per poi, con il suo permesso, pubblicarla a beneficio di tutti. Forse qualcuno già conosce il trucco ma la maggior parte dei nostri lettori potrà approfittarne per rendere più sicuri e morbidi i propri ancoraggi in rada.

 

Luca d'ambrosio

Direttore responsabile, tester e giornalista. Comincia a navigare in tenera età con il padre poi da adulto scopre la vela e le regate d'altura. Lavora da più di trent'anni in editoria e naviga continuamente, soprattutto a bordo della barca della redazione, una vecchia signora dei mari che ha ristrutturato completamente e che svolge egregiamente la funzione di "laboratorio mobile" per The International Yachting Media.

View Comments

  • dopo aver agganciato la catena con la patta alle bitte, non avevo mai pensato di dare peso alla linea di ancoraggio lascando altra catena pari al doppio della profondità. Ottimo sistema! grazie per la dritta!

  • "tendeva meno a BORDEGGIARE...". Voleva dire BRANDEGGIARE? Grazie in anticipo.

    • Buongiorno Cara lettrice,

      L'espressione corretta è sicuramente il "brandeggio" ma, come avrà avuto modo di sentire anche lei, si usa molto dire che la barca, all'ancora o al gavitello, "tira bordi di bolina", da qui il bordeggio. E' un'espressione simpatica, che rispecchia la nostra capacità di trasformare i piccoli difetti o problemi delle nostre imbarcazioni in pregi (vedi, tira bordi di bolina anche all'ancora). A me piace, tendo quindi ad usarla anche per sdrammatizzare il testo che sto scrivendo, per renderlo un pò più umano ma, cogliendo i suoi suggerimenti, ho inserito fra parentesi il termine "brandeggio" nel testo.

      La rigrazio per l'attenzione che ci dedica, è un piacere leggervi e rispondere ai vostri commenti.

      Luca D'Ambrosio

    • Grazie a voi per la considerazione e la risposta che mi ha chiarito il dubbio in maniera più che esauriente. Buon lavoro

  • Idea geniale. Mi permetto solo di osservare , se non commetto un errore, che il peso della linea di ancoraggio ai fini della tensione sulla catena aumenta del 50 % della lunghezza del loop dato che il restante 50% grava sul musone a prua. Nella fattispecie dei 10 metri e quindi dei 20 kg del loop solo il 50% e quindi 10 kg agiscono da limitatori del sollevamento della catena. Pe il brandeggio invece tutto il loop collabora a frenarne il movimento. Fantastica.idea. complimenti.

  • Concordo con l'osservazione del Sig Gagliardi e suggerisco il mio metodo di filare lungo la catena con una cimetta un peso di piombo di una decina di kg fin quasi al fondo. Terrò comunque conto del trucchetto suggerito che trovo veramente utile soprattutto per il brandeggio.

    • Giovanni quello che suggerisci è il classico salmone, corretto? Non risulta essere un impiccio in più nel caso dovessi agire sull'ancoraggio per salparlo in emergenza etc?

      Io invece non capisco di questo articolo come è possibile che l'angolo di trazione sia inferiore per il solo utlizzo del chain clower, ovvero cosa cambia tra una cima che va alla bitta rispetto alla catena che fa trazione direttamente sul musone, per quanto riguarda l'angolo di trazione? Mi potete spiegare, grazie

  • Ho visto il servizio adesso per caso, volevo solo dire che io questa cosa la faccio da vent'anni. Intuii infatti che a più basso punto di attacco, migliore sarebbe risultata la tenuta dell'ancora dato il tiro della barca attraverso la catena, pressappoco a filo d'acqua anzichè alto dalla prua, con la differenza che in effetti non ho mai pensato di allungare il giro primario di catena fino al fondo ma lo limitavo ad un paio di metri totali. Grazie

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