Umberto Felci: ecco cos’è lo stile secondo Felci Yacht Design

Con Umberto Felci alla scoperta dei parametri di stile e di bellezza.

Ecco, quella è una bella  barca!

Quante volte, in navigazione o semplicemente passeggiando in banchina, lo sguardo va alla ricerca di quei parametri che poi immancabilmente il nostro cervello cataloga come appartenenti alla sfera del bello o del brutto? Tantissime, per un diportista guardare le barche è molto più di un passatempo, è una vera abitudine compulsiva.

Molto più difficile però è capire perchè una barca viene percepita come bella. Nel regno del design tutto sembrerebbe esser valido fino a quando il giudice supremo, il mercato, determina con i numeri se una barca è davvero bella o meno.

Ma se c’è  un designer che, negli anni e in molte e diverse categorie, si è inequivocabilmente distinto per avere la capacità di disegnare belle barche (peraltro sempre molto veloci) , questo è Umberto Felci.

Chi meglio di lui quindi per cercar di sviscerare un argomento così importante?

Intervista ad Umberto Felci.

Umberto, le barche che progettate vengono molto spesso definite belle, quali sono gli elementi che generano questa visione?

Tanti anni fa, un grande esperto del settore mi disse: “Tu devi raccontare che dietro un progetto c’è molto studio, molta ricerca, molta tecnica, molta funzionalità, molta modernità, che la barca navigherà benissimo, sarà veloce, sicura, facile da timonare, ma non devi mai dire che è “bella”.

In effetti il fatto che sia bella è importantissimo, ma ognuno ha il suo concetto personale di bellezza e non vuole sentirselo usurpato da una tua propria visione del bello.
Come progettista credo sia giusto attendere che siano gli altri a dirlo e poi cercare di capire da che cosa dipende questa percezione, provando a identificare quali sono gli elementi che fanno sì che ci sia questa percezione.
Questo è un esercizio difficile quanto fondamentale.

Quali sono le linee comuni ai vostri progetti dal punto di vista puramente estetico?

A mio parere si percepisce sempre una certa dinamicità delle forme.
In questo momento non mi piacciono le curve troppo morbide e gli arrotondamenti, quindi utilizzo linee curve molto tese.
Generalmente le superfici seguono queste direttrici e ne nasce una scultura dinamica, con una decisa tensione interna.
Mi piace anche utilizzare dei tagli e degli spigoli per interrompere le superfici e creare degli effetti con la luce e con i riflessi. Si riesce a donare molta vita alle ampie superfici di una barca utilizzando la luce, soprattutto quella naturale.

Che differenze stilistiche adottate nel progettare uno yacht custom per un cliente o una barca per un cantiere di produzione?

Non ci sono differenze pre-costituite per ragioni puramente formali.
Chiaramente a necessità funzionali diverse, spesso si risponde anche con differenze a livello formale, sebbene io pensi che il minimo comune denominatore sia sempre visibile.
Noi amiamo le forme pure e pulite e quindi se si immagina la moltitudine di funzioni aggiuntive che si devono soddisfare con un prodotto di serie, dedicato ad un vasto ed eterogeneo pubblico, si può capire che soddisfarle tutte richiede spesso il dover dar loro una ampia priorità, ma allo stesso tempo risulta anche fondamentale tenere alti e aggiornati il valore estetico e l’appeal generale.

Se si immagina invece di dover progettare un 90 piedi custom, questo tema risulterà probabilmente più semplice in quanto alcune esigenze funzionali potrebbero essere escluse a priori.

Che analogie vede Umberto Felci tra la progettazione stilistica nel campo dell’auto e in quello degli yachts a vela?

Ho sentito un’intervista a Walter Da Silva che è un progettista che apprezzo molto e mi sono pienamente ritrovato nella sua descrizione. Riferendosi al suo stile lo definisce “semplice”.
Definizione che potrebbe sembrare sminuente se pensiamo alla sua attività e alla complessità del suo lavoro. Nello stesso tempo mi ci sono ritrovato in pieno.
Penso che intendesse dire che la semplicità è in fondo la facilità con cui siamo stati e siamo in grado di trovare delle risposte, anche formali, ai problemi che ci vengono sottoposti da ogni nuovo tema.
Ogni bivio mentale e formale che incontriamo durante il percorso sarà insuperabile se non avremo chiarissimo l’obiettivo da raggiungere.
E talvolta questo è multiforme. Ma una volta chiarito il fine, è bello vedere come questo processo mentale sia semplice, così come, tanto semplicemente, nascono le forme “giuste”.
Sempre Da Silva dice che attualmente vede molto “sovra-design” intendendo che molti hanno reso troppo complesse e troppo forzate le loro forme, entrando nel modo del formalismo fine a se stesso.
Anche in questo mi ritrovo.

In che modo riuscite a rapportare l’estetica, lo stile di una nuova barca con i suoi molti aspetti funzionali?

Per rispondere ti voglio portare in mare.
Quando osservi la tua barca ormeggiata in una rada solitaria, nel silenzio della sera, dopo una navigazione impegnativa, non può che essere bella. La cosa più importante secondo me sono le sue proporzioni.
Il primo colpo d’occhio non deve far emergere nulla di più di quello che ti aspetti. Deve trasparire forza, grinta e velocità, e anche ordine.
Sono gli elementi che sono serviti prima, mentre affrontavi il vento e le onde.
La forza, necessaria alle sue strutture e a ogni suo elemento per non rompersi, per resistere agli elementi e portarti sano e salvo a terra.
La grinta, che è l’elemento che ti fa venir voglia di competere.

La velocità, che non traspare solo dai numeri, ma anche dall’aspetto, dal taglio delle linee, dalle sue proporzioni.
Solo in quella situazione, dopo aver verificato le sue capacità, potrai definire una barca veramente “bella”.
Per questo motivo, parlando delle mie barche, dico che la bellezza della loro forma è legata alla loro funzione, anzi “è” la loro funzione.
Non può esistere una barca bella se non riesce ad assolvere la funzione a cui è destinata. È imprescindibile.
Se questo non avviene si sconfina nel formalismo oppure nella creazione artistica.
E solo l’artista “deve sapere che la sua finalità originaria è innanzitutto quella di riuscire a liberare la propria opera da qualsivoglia finalità” (Massimo Donà, Arte e filosofia). A noi certamente non è concesso.

Nel campo della produzione di serie, cioè dedicata a un ampio pubblico, gli aspetti estetici assumono un valore diverso?

In ogni progetto cerchiamo l’essenza. È questa la filosofia da cui partiamo per creare i nostri progetti. Lavoriamo separando ogni singola parte dell’intero progetto e puntando alla ricerca dell’essenza.
Nel fare ciò in questo caso specifico dobbiamo cercare di dare una risposta “trasversale” ai diversi modi di vedere la realtà legati alle differenze di cultura, geografiche e di abitudini.
L’impressione è che questa eterogeneità stia convergendo e in un certo senso queste rende il nostro lavoro più semplice.

Che cosa pensate che in questi anni abbia contribuito al successo della gamma degli Yacht Dufour relativamente al vostro contributo?

Nostro grande sforzo, prendendo il problema dall’ altra parte, è stato quello di cercare di tenere sempre la barra al centro, nel rispetto dell’importanza della pura essenza stilistica e, allo stesso tempo, riuscire a soddisfare tutti gli aspetti funzionali che in un prodotto di serie ovviamente non si possono ignorare.
La nostra visione estetica si sviluppa “trasversalmente” in tutti i modelli Dufour e si evolve modello dopo modello, fermo restando i “vincoli” con i quali ci dobbiamo relazionare.

Spesso ci si domanda come saranno le barche del futuro e la risposta più comune è che avranno aspetti sempre più domestici. Come si associano le caratteristiche stilistiche dei futuri progetti a questa che ormai sembra essere una tendenza diffusa?

Le tendenze diffuse mi fanno sempre molta paura. Nel nostro lavoro è intrinseco il cercare di creare oggetti diversi per persone diverse. Ogni tendenza nega un pensiero divergente e autonomo e quindi mi crea, a livello creativo, qualche problema.
Secondo me questo fa male al prodotto, in primis a chi lo sta generando.
Il marketing, è lo strumento preposto a identificare queste cosiddette “tendenze”. In sintesi deve identificare le esigenze di molti e trasformarle in un’unica esigenza e spesso, aiutato dalla comunicazione, può arrivare a plasmare i desideri di questo unico cliente.
Un potere non da poco, che chiaramente ha profonde influenze sul prodotto.
Questo è un processo inevitabile anche se mi piace pensare che nel mondo delle barche a vela ci sia ancora lo spazio – e il mercato – per quelle persone che il mare lo vogliono vivere come un elemento diverso dal loro vivere comune, che non vogliono trasferire la propria casa in una barca, ma hanno la curiosità di accettare le “diversità” che si devono affrontare per farlo.

Chi è Umberto Felci

Umberto Felci nasce a Milano nel 1964 e sul vicino Lago di Garda si sviluppa sin da subito la sua grande passione per la vela. Da quattordicenne le prime regate e, già nel 1980, entra a far parte della nazionale 420. Ma se la passione per le regate per Umberto Felci è forte lo è ancor più la sua curiosità per la costruzione delle imbarcazioni tanto che, negli ultimi anni di liceo, già realizza alcuni esemplari naviganti in lamellare e carbonio.

Ma è al Politecnico di Milano che Umberto Felci approfondisce lo studio della fisica della vela e si avvia alla ricerca delle tecnologie costruttive sfruttando le potenzialità delle applicazioni dei materiali compositi. Questa attività molto intensa trova il coronamento nel 1989 con la partecipazione ad un ultimo quadriennio olimpico in 470, e con la laurea in Architettura con lode e tesi dedicata all’applicazione dei materiali compositi nel settore nautico. Grazie a questa specializzazione e alle sue peculiarità di timoniere e tecnico, Umberto Felci diviene membro del America’s Cup Challenge “il Moro di Venezia” finalista nel 1991.

Nel ‘93 Umberto Felci progetta e costruisce il primo Mini Transat italiano, Te’ Salt, realizzato in carbonio pre-preg. Le prime imbarcazioni lo vedono coinvolto dal punto di vista progettuale, costruttivo e velistico.

Dal 1997 collabora come docente con il Politecnico di Milano nell’ambito dello yacht design.

Nel ‘98, incontra l’Ing. Lorenzo Giovannozzi, e nel 2001 fonda con lui la FELCI YACHTS, società di progettazione ed engineering che, sin dagli inizi, ha incessantemente sviluppato un’incredibile quantità di progetti.

Felci Yacht Design, il palmares

2021
Winner of “Best boat award 2021” (cat. Large Monohull 50ft) –Sail Magazine – Dufour 530

2019
Nomination for the “Best boats 2020 award” – Sail magazine – Dufour 390 & Dufour 430
Nomination for the “ British Yachting Awards” – Dufour 430

2018
Nomination for “the International Yacht & Aviation awards 2018” (Concept under 40 meters) – Felci 65 by Persico Marine

2017
Winner of “Boat of the year” award (cat. Best Full Sized Cruiser 50 to 54 feet) – Dufour 520 Grand Large
Winner of “Best sailing Yacht ” award (cat. Over 45) – Shangai Boat Show – ICE 52

2016
Winner of “Boat of the Year” award – Vela e Motore, Edisport – Grand Soleil 58

2015
Winner of “Boat of the Year” award – Cruising World Magazine – Dufour 382 Grand Large “Best Midsize Cruiser”
Nomination for “European Yacht if the year 2015” – Dufour 460 Grand Large
Nomination for “European Yacht if the year 2015” – ICE 52
Winner of “Boat of the Year” award – Gothenburg Boat Show Sweden – Dufour 310 Grand Large “Super Family Boat”

2014
Winner of “Boat of the Year” award for Cruising World Magazine – Dufour 560 Grand Large (Cruiser over 50ft category)
Winner of “Italia per la vela 2014” award – Accademia Navale di Livorno – Dufour 310 – Best Project for Sailing
Nomination of “European Yacht of the Year 2014” for Dufour 410 and Ice 62
Publication of Dufour 310 on ADI DESIGN INDEX 2014 book – Best Product of Italian Design

2013
Winner of the “European Yacht of the Year 2013” award- Dufour 36 Performance.

2012
Winner of “Best Crossover” award in the Sailing World Magazine – Dufour 36 Performance
Dufour 500 Grand Large winner Boat of the Year at “Salone Nautico di Genova 2012”.
Winner “Italia per la vela” award with the boat Esse 750 – Tutto Vela e Accademia Navale di Livorno.

2011
Winner of the “European Yacht of the Year 2011”- Esse 750.

2010
Winner of the “European Boat of the Year 2010” – Dufour 405 Grand Large.

2009
Nomination for “Audi” Designer of the Year award – GP42 AIRIS design.

2008
Winner of the Boat of the Year Vela e Motore award – FY61design.
Winner of the MYDA, Millennium Yacht Design Award – FY61 Yacht 2000 and FY45 Starmarine HT.
Nomination for “Audi” Designer of the Year award – Dufour 44 design and FY45 design.

2006
Winner of the Boat of the Year in the USA – ESSE 850 design.
Nomination for “Audi” Designer of the Year award – Dufour 40 design.

2005
Winner of the “European Yacht of the Year 2005” award in the over-10 metres category – ESSE 850 design.
Winner of the Boat of the Year Voile Magazine award – Dufour 365 GL design.
Nomination for “Audi” Designer of the Year award – Dufour 34 design and ESSE 850.

2004
Winner of the Boat of the Year Vela e Motore award – Adria FY49 design.
Winner of the “European Yacht of the Year 2004” award in the under-12 metres category – Dufour 34 design.
Winner of the “Audi” Designer of the Year award – Clandesteam design.
Nomination for the Oscar of Sail award by Livorno Naval Academy.

2003
Finalist at the Compasso d’oro award 2002 – Clandesteam design.

2002
Nomination for the Oscar of Sail award by Livorno Naval Academy.
Nomination for the “Audi” Designer of the Year award.

2001
Finalist at the Compasso d’oro award 2000 – VIS design.

2000
Nomination for the “Rothmans” Designer of the Year award – Ufo 22 design.

1997
Nomination for the Compasso d’oro award 1997 – Ufo One design.

1994
Winner of the “Rothmans” Designer of the Year award – TèSalt design.

FELCIYACHTDESIGN.COMINFO@FELCIYACHTDESIGN.COM

Luca D'Ambrosio

Direttore responsabile, tester e giornalista. Comincia a navigare in tenera età con il padre poi da adulto scopre la vela e le regate d'altura. Lavora da più di trent'anni in editoria e naviga continuamente, soprattutto a bordo della barca della redazione, una vecchia signora dei mari che ha ristrutturato completamente e che svolge egregiamente la funzione di "laboratorio mobile" per The International Yachting Media.

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