Boot di Dusseldorf. Esiste veramente il conflitto vela motore

Se all’interno di chi ci governa ci sono opinioni divergenti su temi fondamentali per il nostro Paese, abbiamo piena facoltà di polemizzare sulle passioni e sulle scelte per il tempo libero.

L’argomento ovviamente è la nautica: il piccolo mondo italico di appassionati che, nel comune amore per il mare, si dividono in due schieramenti contrapposti.

Se si dovesse arrivare a uno scontro fisico, la minoranza dei velisti verrebbe inesorabilmente sopraffatta dai motonauti che sono mediamente quattro volte più numerosi in tutta Italia, salvo alcune piccole eccezioni. Nell’Emilia Romagna e in Friuli Venezia Giulia il rapporto è leggermente più vantaggioso per gli adoratori di Eolo, che pur essendo sempre in minoranza raggiungono però il 40 per cento. Unica Trieste, la Città della Barcolana, che può dichiarasi la capitale della vela con una schiacciante maggioranza di velisti rispetto al parco di imbarcazioni a motore.

Quando la polemica si fa più dura, i velisti ironizzano perfino sul “pin” che i venditori di motoscafi e di motor yacht portano affisso sul bavero dell’impeccabile blazer blu. Con astuta malizia li canzonano “hanno un vela sulla giacca per essere credibili“ e in contrapposizione estetica la maggioranza “eolica” veste casual: maglioncino rigorosamente blu Navy o solo la camicia, ad esempio, come qui al Boot di Dusseldorf , il più grande boat show, tutto indoor, del Mondo.

Avrete certamente già capito da che parte mi schiero e dove mi trovo.

Solo qui, a 200 chilometri dal mare, trovate tutte le novità più eccentriche o le stranezze di questo piccolo villaggio globale. Tralascio le devianze simpatiche come la vasca da bagno belle époque in legno massiccio accanto a una vela classica. Che dire poi degli eredi degli “uomini sandwich” che invece di portare a passeggio un cartello girano con un’ancora sulle spalle per vendere il prodotto.

Mi sono poi divertito a trovare qua e là le vele che sono state innestate su scafi inusuali, assumendo in qualche caso forme atipiche che riprendevano fantasiose ali di un uccello o forse di un insetto. I gommoni a vela non sono affatto una novità, ma che ce ne sia più d’uno diventa a sua volta una novità.

Mi fanno tenerezza i lodevoli tentativi qui presentati per usare l’energia rinnovabile in sostituzione degli inquinanti fuoribordo (specialmente sui laghi) come apprezzo tutte le altre piccole e numerosissime velette esposte che meritano identico rispetto anche se poi, nel padiglione accanto, resto folgorato dai 21 metri dell’ammiraglia della flotta invasata dentro un capannone.

Mi sarebbe proprio piaciuto assistere al suo viaggio terrestre per trasferirla al Boot e vedere le manovre che sono state necessarie per adagiarla dolcemente in bella mostra dentro un capannone.

Ogni qual volta attraverso i padiglioni “avversari“ ( ndr barche a motore ) mi ripeto mentalmente la frase che ho rubato e copiato da Piero Ottone e che ho illecitamente fatta mia: “Chi va a motore non ama il mare poiché ha fretta di arrivare a terra”.

Buon vento.

Gennaro Coretti

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