Quando ho letto il post sul blog di Vittorio Malingri mi si e’ gelato il sangue:
“Ho perso la barca sul reef. Si è spento il motore mentre uscivamo dal porto. Noi sul reef a bordo se no rubano tutto. Barca si sta distruggendo. Speriamo domani poter scendere e sbarcare le nostre cose di valore. Porca troia, avevo appena finito di fare controlli perché tutto fosse in ordine. Ci ha fregato la corrente, avevamo solo una trinchetta a riva. Troppo vicini al reef per buttare àncora e per issare altre vele. È stato tutto velocissimo”.
Avrete gia’ letto tutti la news nei giorni passati, questo post non serve a dare la notizia ma a fare una riflessione, dopo giorni in cui si e’ pensato a quello che e’ successo. Il dolore di perdere una barca e’ paragonabile a quello della perdita della propria casa, e forse perfino di piu’, considerando che la barca e’ anche il mezzo di lavoro, per non parlare dell’attaccamento che i marinai provano per le proprie imbarcazioni. Quando ho letto la notizia, dicevo, mi si e’ gelato il sangue, mi sono immedesimata nella situazione di chi era a bordo del Time of Wonder, un peschereccio a vela acquistato da poco di cui Vittorio Malingri era innamorato, a leggere i suoi post. E per un po’ non sono riuscita a pensare ad altro: come avranno vissuto quei minuti? Quanto sangue freddo deve servire a bordo di una barca alla deriva vicino a un reef? A che cosa avranno pensato? Cosa avra’ provato il comandante nel sentire il rumore della sua amata Time of Wonder rompersi sul reef? E’ una cosa straziante.
Poi e’ cominciata la riflessione “razionale”. Per chi non lo sapesse Vitorio Malingri e’ uno dei piu’ grandi navigatori italiani, membro di quella che molti definiscono una dinastia di velisti, abituato a navigare gli oceani fin da piccolo a bordo delle barche piu’ diverse. Sono poche le cose che Vittorio Malingri non conosce delle barche con cui va per mare e del mare stesso. Ma l’imprevisto e’ sempre, sempre in agguato. Nonostante i controlli, nonostante le verifiche scrupolose, nonostante l’esperienza. Per un motore che si spegne al momento sbagliato si puo’ perdere una barca, e se non si e’ fortunati, la vita.
Eppure capita spesso di sentir criticare gli skipper che sono molto attenti alla sicurezza, anche nelle brevi navigazioni, anche nelle tranquille crociere estive in Mediterraneo. Vengono bollati come eccessivi, burberi, vecchi lupi di mare che devono incutere timore a tutti i costi. Beh, la vicenda di Vittorio Malingri dimostra che spesso, purtroppo, la massima attenzione e scrupolosita’ non sono abbastanza, figuriamoci cosa puo’ succedere se non si impiegano nemmeno quelle…
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