Walkabout 39, istinto oceanico

Walkabout è un lungo e rituale viaggio che gli aborigeni australiani compiono una o più volte nella loro vita attraverso il deserto per conoscere, intrecciare rapporti, scambiare nozioni o risorse materiali con altre persone.

Ed è proprio da un lungo viaggio di una coppia di ragazzi, questa volta attraverso gli oceani, che nasce 5 anni fa l’idea di una nuova barca.

Loro si chiamano Lorenzo Leonello e Annalisa De Cesare, e un bel giorno decidono di lasciarsi alle spalle le loro professioni di informatici per compiere il loro rituale walkabout. Lo fanno in barca per quattro anni. Al ritorno hanno le idee molto chiare su cosa serve a una coppia di navigatori oceanici. Nasce così la prima barca, un 43 piedi in cui tutto risponde alla domanda: cosa mi sarebbe servito in quei 4 anni di viaggio?

Oggi ecco venire alla luce un nuovo modello, il 39 piedi. Il progetto è sempre del francese David Reard, lo stesso che ha tracciato le linee del 43 e che per il 39 si è occupato anche di tutti i calcoli strutturali. Ma la messa a punto, il piano di coperta e l’organizzazione delle manovre ancora una volta è frutto dell’esperienza di Lorenzo e Annalisa.

Dicevamo un nuovo progetto che ha già la strada di una concreta realizzazione visto che ne sono in costruzione due esemplari, il primo in cantiere l’altro in autocostruzione.

E che questa barca sia stata pensata per l’oceano lo si deduce facilmente dalla cura con cui viene realizzata. Lo scafo e la coperta sono realizzati con resina epossidica mentre il sandwich è in PVC a cellula chiusa incollata sottovuoto. Le paratie all’estrema poppa e prua sono stagne per evitare l’affondamento in caso di gravi collisioni.

Le linee della carena tradiscono una propensione per le andature portanti. Ce lo dice la forma larga, a pianta triangolare, pensata per lunghe surfate. Di conseguenza la bolina deve rinunciare a qualche grado, anche se c’è da dire che il modello precedente, il 43, oggi charterizzato in Grecia, secondo i suoi skipper tiene una bolina a 35 gradi di apparente quindi per un angolo morto reale di un centinaio di gradi e forse qualcosa in più.

La chiglia è una pinna in acciaio con un bulbo a forma di siluro in piombo. Tutti gli sforzi della chiglia sono ripartiti su una fitta rete di rinforzi realizzata sul fondo dello scafo.

Due le pale dei timoni costruite con fibre biassali e laminate con resina epossidca.

Il pozzetto riflette la filosofia di viaggio dei due navigatori oceanici: due timoni a barra con al centro un winch per manovrare la randa e due winch laterali per il fiocco. Tutto a portata di mano del timoniere che può da solo gestire tutte le manovre.

E che il Walkabout 39 abbia uno spirito oceanico ce lo dice anche una visita sottocoperta: tre cabine e un bagno realizzati intorno a un quadrato molto razionale dove gli spazi, sia per dimensione che per organizzazione, sono concepiti per essere vissuti in navigazione, con la barca quindi in movimento.

Il primo modello è come detto in costruzione a Forlì e un secondo è stato venduto con la formula dell’autocostruzione. E’ una possibilità che il cantiere offre a chi voglia cimentarsi nella realizzazione della propria barca con l’assistenza del cantiere stesso. Non una scelta di natura economica, ci tengono a sottolineare i costruttori, ma affettiva e emozionale, di chi vuole vedere crescere dal nulla la barca con cui prendere il largo.

Scheda tecnica

Lunghezza ft      11.99 mt

Larghezza            4.20 mt

Pescaggio            2,15 mt

Dislocamento    4700 kg

Carburante         350 lt

Acqua                   400 lt

Motore                 Yanmar 30 hp

Redazione

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