Condanna definitiva in cassazione. Si conclude così la storia dei Bonnie & Clyde di Fano che rubavano yacht ai ricchi per rivenderli agli arabi. Enrico Luidelli e Selmane Hind, marito e moglie, all’epoca 67 anni lui e 35 lei, dal 22 novembre 2012 all’agosto successivo hanno gestito una struttura che comprendeva circa altre 40 persone tra italiani, siriani, moldavi.
Dotata di grandi capacità tecniche, logistiche ed economiche, la banda, iniziando dal marina dei Cesari di Fano, ha portato via circa uno yacht al mese da vari marina italiani. Il suo obiettivo era arrivare a 100 furti messi a segno. La dinamica preparativa al primo, la descrisse proprio in sede processuale Daniele Radi, la vittima. Tale Mario Salucci, di Fano, membro dell’organizzazione con lunga esperienza di mare, si presentò come marinaio e uomo di fiducia di un abbiente armatore interessato all’acquisto della sua barca. E così, con la visita a bordo avventa in seguito al millantato credito, riuscì ad avere le informazioni per mettere a segno il primo colpo.
L’organizzazione lavorava come una vera agenzia di brokeraggio e si occupava di tutte le pratiche: reimmatricolazione, nuova bandiera e persino selezione equipaggio. Dopo di che rivendeva i panfili generalmente a clienti arabi. Spesso, addirittura, rubando su commissione e fornendo la garanzia della data di consegna ancora prima che lo yacht fosse rubato. A volte, invece, erano gli stessi armatori che per evitare di rimanere vincolati dalle rate del leasing in tempi di vacche magre si accordavano per la “sottrazione” a prezzo concordato. Selmane Hind, di nazionalità marocchina, era l’interprete nelle trattative di rivendita delle imbarcazioni che durante i 10 mesi di attività hanno reso all’organizzazione criminale circa 20 milioni di euro.
L’avventura della banda dei maxi yacht è stata interrotta a fine 2013 dall’operazione di polizia Olimpia, che supportata dello Scip-Interpol di Roma è arrivata a scovare i responsabili attraverso indagini internazionali in Croazia, Grecia, Turchia, Egitto, Siria, Libano e Montenegro e in Italia dal Piemonte alla Campania. L’intervento dei Carabinieri riuscì a evitare il… dislocamento di altri yacht di stanza a Pisa, Fiumicino Nettuno e Castellammare di Stabia, tra il materiale sequestrato dai carabinieri, infatti, sono state ritrovati anche corposi book fotografici delle prossime prede. Durante le stesse operazioni, ci fu il recupero di quattro imbarcazioni, una a Napoli, una in Egitto e una in Grecia, destinazione verso cui era diretta anche la barca più sfortunata del bottino: rubata a Rimini affondò davanti al marina di Brindisi per il maltempo, portando con sé anche un affiliato della banda.
Per mettere a segno i colpi, dopo avere individuato le barche attraverso una fitta attività di perlustrazione, si servivano di “imbarcazioni di servizio per il trasporto dei natanti sottratti” e anche”servizi di rifornimento di carburante in taniche, dotazioni di strumenti quali timbri e documentazione falsificata sulla proprietà dei beni” e persino “canali di finanziamento per gli acquirenti delle imbarcazioni fuori dal territorio italiano”.
Una struttura estremamente ben organizzata. Tra i materiali sequestrati durante le indagini dei carabinieri: 21 telefoni tra cellulari Gsm e satellitari Thuraya; carte nautiche che riportavano le rotte dai porti di prelievo e di consegna; e persino la ciliegina da film di 007 James Bond: un ‘Jammer’ elettronico, un inibitore di frequenze elettromagnetiche, a sei antenne, utilizzato sugli yacht appena rubati per impedirne la localizzazione.